La Peste Nera, detta anche la Grande
Morte o la Morte Nera, fece (solo in
Europa) decine di milioni di vittime a
partire dalla prima metà del 14° secolo.
Il primo ceppo del letale virus Yersinia
Pestis apparve nel deserto del Gobi, in
Mongolia, trasportato da ratti e pulci. In
Europa giunse da una colonia genovese
di nome Caffa (nell'odierna Ucraina). Il
Khan, Gani Bek, aveva stretto sotto
assedio la “Regina del Mar Grande”
quando incominciarono a verificarsi i
primi casi tra le sue truppe. Falcidiate
dal morbo l'esercito si assottigliò e il
tiranno fece lanciare dentro le mura
dell'avamposto, con le catapulte, i cadaveri infetti. I marinai e i commercianti,
scampati alla morte per mano del Khan,
portarono in Patria il virus e attraverso
le pulci contribuirono a diffondere il
morbo in Europa. I focolai di Peste cominciarono a diffondersi nei porti per
poi raggiungere ogni punto del continente. Non si conosceva cura efficace e,
paradossalmente, gli accorgimenti messi in atto per debellare la piaga contribuivano, invece, ad amplificare la sua
propagazione. Tutti i cadaveri e gli oggetti di proprietà dei malati (case comprese) venivano spesso bruciati. Coperte e vestiti, considerati l'unico patrimonio irrinunciabile, venivano esentati dal
rogo. Le pulci “infette”, ovviamente, si
spostavano proprio utilizzando i tessuti
e la Peste continuava a diffondersi come e più di prima alimentando il suo
mito negativo di “invincibilità”. Oggi,
la Peste Nera che è ancora viva ma rintuzzata da antibiotici ha un nuovo nome. Al virus Yersinia Pestis si è sosti-
tuito quello dell'Ebola, EBOV VP30. Ai
ratti e alle pulci si sono avvicendati i
gorilla e i pipistrelli. La percentuale di
mortalità è altissima (dal 50 all'89%). I
cadaveri vengono abbandonati in mezzo
alla strada e coloro che li trattano (i
becchini, gli animali necrofori ma anche i bambini che accidentalmente possono venirne in contatto) sono i principali diffusori della malattia. Il contagio
avviene tramite fluidi corporei e più
difficilmente con l'epidermide. Il
“Nuovo Ordine Mondiale” ha dapprima
evitato di affrontare il problema. Mentre
in Paesi come il Kosovo o l'Iraq l'intervento militare era l'unica opzione umanitaria possibile, in questo caso si è pensato
bene che il gioco non valesse la candela.
In fin dei conti, l'opinione corrente era che
si trattasse di un'epidemia circoscritta al
solo centro Africa e che non sarebbe mai
potuta giungere ad impensierire le grandi
potenze economiche. La stessa velocità di
incubazione del virus (dai 2 ai 21 giorni)
giocava a sfavore della possibilità di una
pandemia. Comparsa per la prima volta
nel 1976, Ebola è oggi il degno erede della Peste Nera. L'ignoranza e il cinismo, la
stupidità e la cupidigia, stanno alimentando il virus fino a quando non ci saranno
morti “eccellenti”. Solo allora, forse, l'attenzione dei governi del mondo si concentreranno su questo flagello con la dovuta
attenzione. Speriamo che, nel frattempo,
la conta dei morti sia sì triste ma limita
ta...