domenica 2 agosto 2009
Tanto è così dappertutto.
Nonostante ciò che ho imparato a scuola ho recentemente scoperto che un assegno circolare emesso da una banca in favore di un proprio correntista impiega 5 giorni ad essere monetizzato nel suo conto. Gli assegni normali, a debito, vengono immediatamente pagati a qualunque sconosciuto si presenta allo sportello. L’obiettivo di questo stranissimo comportamento sta nel fatto che l’obiettivo di una banca è quello di vendere soldi e quindi trova vantaggioso mettere i propri correntisti in una situazione debitoria. In fin dei conti si tratta di un altro modo di fare dei prestiti ribaltando il rapporto con il titolare del conto. Non solo le banche pagano ai correntisti un interesse molto più basso delle commissioni e delle spese che servono per il mantenimento dello stesso ma addirittura cercano di costringere i propri clienti a prendere in prestito del denaro di cui non hanno bisogno. Disgustato per la scorrettezza dimostrata dalla mia banca ho deciso di rivolgermi ad un concorrente e gli amici e gli operatori del settore, quasi fossero stati un esperto coro di voci bianche, mi hanno consigliato di lasciar perdere perché “tanto è così dappertutto”.
La città dove risiedo non è certo famosa per tornado, trombe d’aria, uragani, eppure mi capita spesso che basta la presenza di una nuvola in cielo perché venga interrotto il servizio telefonico di un importante gestore nazionale. Secondo contratto (stipulato telefonicamente e quindi…) i tecnici hanno un massimo di 4 giorni lavorativi per risolvere il mio problema. Non avendo stipulato un contratto Business (in questo caso, almeno a parole, si garantisce una maggiore rapidità) rimango senza possibilità di collegamento alla rete, senza possibilità di effettuare o ricevere telefonate, di vedere i canali televisivi che necessitano di decoder per diversi giorni. Il limite massimo, ovviamente, diventa la prassi e non un evento straordinario. Seccato per la scorrettezza della società che pago perché mi fornisca il servizio di cui ho bisogno ho paventato l’ipotesi di cambiare gestore. Ancora una volta il coretto vox populi è stato lo stesso: “lascia perdere perché tanto è così dappertutto”.
Ho vinto una causa civile ed ho diritto ad un risarcimento danni ma la ditta soccombente non paga e nella mia stessa situazione ci sono tantissimi altri connazionali. Il titolare della società in questione è la massima figura istituzionale del CNA regionale. Quest’uomo perora la causa di tante ditte artigiane che in questa crisi rischiano di scomparire perché le banche non agevolano sufficientemente il credito. La banca che ha la maggiore esposizione nei suoi confronti è “la mia banca”. Si potrebbe tranquillamente affermare che, con il mio lavoro, sto prestando soldi a chi non me li restituirà mai. Quando ne parlo con qualcuno mi sento ripetere la solita solfa: “lascia perdere perché tanto è così dappertutto”.
Leggo il giornale e il mio umore non migliora. Gli articoli che scorrono davanti ai miei occhi mi mostrano una società scorretta, ipocrita e castista. Arrivo fino all’ultima pagina e mi accorgo che manca un’articolo. Mi riguarda. E’ quello in cui decido di non pagare le tasse e decido di smetterla di comportarmi con senso di responsabilità, con correttezza, onestà e civiltà. Il motivo? “Tanto è così dappertutto”.
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