mercoledì 3 febbraio 2010
Sper…però…
(Immagine tratta da
http://www.nonsprecare.it/public/img/articoli/352.jpg)
Pagare le tasse è legittimo. Chiudere i conti dello Stato in positivo è altrettanto auspicabile. Ciò che proprio non mi va giù e ad esso non mi abituerò mai è che esistano cittadini di serie A e tutti gli altri siano da considerarsi di serie B. Mi riferisco al comportamento che lo Stato adotta nei confronti dei suoi dirigenti di nomina politica. Esistono figure professionali a livello provinciale, regionale, nazionale, che hanno uno stipendio di migliaia di Euro al mese per svolgere mansioni dirigenziali ma che agiscono con un mandato temporale. In altre parole hanno bisogno di un rinnovo per continuare a rimanere in carica. Capita che, cambiando la fisionomia politica dell’Ente pubblico che ha fornito l’incarico, questi dirigenti vengano messi da parte e sostituiti con altri. Ebbene, proprio qui sta l’inghippo. Lo Stato liquida gli ormai ex-funzionari con una liquidazione cospicua perché “essi dovranno reintegrarsi nel mondo lavorativo”. Posto che chiunque abbia uno stipendio di importo superiore al 500% del cosiddetto livello di povertà non può avere problemi a trovare un impiego. Deve solo gestire saggiamente le sue finanze. Il problema è che nel privato accade che i dipendenti che vengono licenziati a malapena ricevano la liquidazione. Figuriamoci quale speranza hanno di trovare un nuovo posto di lavoro. Sono cittadini di serie B. Lo Stato sostiene di non poter intervenire in favore dei tanti neodisoccupati perché gli mancano i fondi per farlo. La colpa, si dice, è dell’evasione fiscale. Vero. Probabilmente, questo serio problema impedisce ai governi di attuare una importante politica di equilibrio e armonizzazione del reddito. Credo, tuttavia, che un cospicuo aiuto possa venire da una generale calmierazione degli stipendi dei dirigenti (pubblici e privati). Un esempio in tal senso è arrivato dal Presidente degli Stati Uniti Obama che dopo aver aiutato le aziende del suo Paese a risollevarsi dalla crisi ha criticato le stesse, colpevoli di aver deciso di ripartire dividendi e bonus ad azionisti e dirigenti. Il succo della crisi sta proprio qua. Finchè non si armonizza il capitale non si potrà uscire dal tunnel nel quale siamo entrati. Non ho sentito alcun politico (di destra, centro o sinistra) definire immorali i privilegi e gli sperperi del suo settore con lo stesso coraggio che ha avuto Obama. Nel nostro Paese gli amministratori contano ancora più dei proprietari e i piccoli interessi di bottega più del senso civico nazionale. Pagare le tasse è legittimo. Sarebbe anche giusto usare con sobrietà il denaro ricavato, almeno per rispetto di chi è meno fortunato.
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