I nostri giovani sono “choosy” secondo quanto dichiarava l'ex-ministro Fornero, “sfigati” per il viceministro martone, “fannulloni” per Brunetta. Ci mancava soltanto una definizione: avidi, attaccati alla vil pecunia. Ci ha pensato Jovanotti, al secolo Lorenzo Cherubini, ex-dj che ha fatto fortuna cantando “non m'annoio” e “gimme five”. Nato a Roma nel 1966, per pochissimo non ha incrociato il suo destino con il sottoscritto quando venne chiamato a svolgere il servizio di leva con l'ottavo scaglione del 1988 (allora era ancora obbligatoria). Il suo mese di addestramento (il CAR) lo passò ad Albenga che contava di due caserme attrezzate: la “Piave” (dove avevo appena superato il corso AGI per graduati istruttori dei bersaglieri) e la “Turinetto”. Dopo voluti depistaggi per convogliare i fan in una zona della città per accogliere la Star nell'altra, si seppe la verità. Il famoso cantautore prestò quel breve servizio nella caserma di Fanteria “Turinetto” Accolto e trattato come un Ufficiale senza mai mescolarsi con la gente comune come me che si schierava in plotone anche per entrare in mensa per consumare il pasto. Ebbene, il Lorenzo nazionale, a Firenze al Polo delle scienze sociali dell'università, ha dichiarato che i giovani (i “giovanotti”, insomma...) dovrebbero lavorare gratis per farsi un curriculum vitae. Sul web, ovviamente, sono piovute critiche sul cantante tanto che mi è difficile dar loro torto. In un Paese nel quale non ci si fa problemi a pagare fior di quattrini per corrompere funzionari o professionisti vari affermare che pagare il lavoro sia da mettere in discussione mi pare una volgarissima bestemmia. Se si vuole aumentare la competitività delle aziende italiane bisogna far circolare il denaro e ridurre le spese inutili (la corruzione, ad esempio). Pretendere che il lavoro venga pagato e l'emolumento sia commisurato al valore reale del bene prodotto non è un concetto antesignano ma l'unica regola possibile e condivisa per realizzare una coesistenza pacifica di tutte le anime della società. Questo vale per tutti e per qualunque zona del mondo. Persino in Cina (il cui sistema economico sembra essere diventato il modello di riferimento) il lavoratore viene pagato per lavorare. Perché in Italia dovrebbe essere diverso?
Pier Giorgio Tomatis
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