giovedì 2 ottobre 2014

Eboluzione


La Peste Nera, detta anche la Grande Morte o la Morte Nera, fece (solo in Europa) decine di milioni di vittime a partire dalla prima metà del 14° secolo. Il primo ceppo del letale virus Yersinia Pestis apparve nel deserto del Gobi, in Mongolia, trasportato da ratti e pulci. In Europa giunse da una colonia genovese di nome Caffa (nell'odierna Ucraina). Il Khan, Gani Bek, aveva stretto sotto assedio la “Regina del Mar Grande” quando incominciarono a verificarsi i primi casi tra le sue truppe. Falcidiate dal morbo l'esercito si assottigliò e il tiranno fece lanciare dentro le mura dell'avamposto, con le catapulte, i cadaveri infetti. I marinai e i commercianti, scampati alla morte per mano del Khan, portarono in Patria il virus e attraverso le pulci contribuirono a diffondere il morbo in Europa. I focolai di Peste cominciarono a diffondersi nei porti per poi raggiungere ogni punto del continente. Non si conosceva cura efficace e, paradossalmente, gli accorgimenti messi in atto per debellare la piaga contribuivano, invece, ad amplificare la sua propagazione. Tutti i cadaveri e gli oggetti di proprietà dei malati (case comprese) venivano spesso bruciati. Coperte e vestiti, considerati l'unico patrimonio irrinunciabile, venivano esentati dal rogo. Le pulci “infette”, ovviamente, si spostavano proprio utilizzando i tessuti e la Peste continuava a diffondersi come e più di prima alimentando il suo mito negativo di “invincibilità”. Oggi, la Peste Nera che è ancora viva ma rintuzzata da antibiotici ha un nuovo nome. Al virus Yersinia Pestis si è sosti- tuito quello dell'Ebola, EBOV VP30. Ai ratti e alle pulci si sono avvicendati i gorilla e i pipistrelli. La percentuale di mortalità è altissima (dal 50 all'89%). I cadaveri vengono abbandonati in mezzo alla strada e coloro che li trattano (i becchini, gli animali necrofori ma anche i bambini che accidentalmente possono venirne in contatto) sono i principali diffusori della malattia. Il contagio avviene tramite fluidi corporei e più difficilmente con l'epidermide. Il “Nuovo Ordine Mondiale” ha dapprima evitato di affrontare il problema. Mentre in Paesi come il Kosovo o l'Iraq l'intervento militare era l'unica opzione umanitaria possibile, in questo caso si è pensato bene che il gioco non valesse la candela. In fin dei conti, l'opinione corrente era che si trattasse di un'epidemia circoscritta al solo centro Africa e che non sarebbe mai potuta giungere ad impensierire le grandi potenze economiche. La stessa velocità di incubazione del virus (dai 2 ai 21 giorni) giocava a sfavore della possibilità di una pandemia. Comparsa per la prima volta nel 1976, Ebola è oggi il degno erede della Peste Nera. L'ignoranza e il cinismo, la stupidità e la cupidigia, stanno alimentando il virus fino a quando non ci saranno morti “eccellenti”. Solo allora, forse, l'attenzione dei governi del mondo si concentreranno su questo flagello con la dovuta attenzione. Speriamo che, nel frattempo, la conta dei morti sia sì triste ma limita
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