martedì 13 ottobre 2015

Quando i comunisti mangiavano i bambini

Le elezioni spagnole hanno confermato (se mai ve ne fosse stato bisogno) che, nei Paesi poveri, quando la Sinistra fa la Sinistra vince. Oltre al Paese iberico, i post-comunisti hanno ottenuto la maggioranza anche in Grecia e dovunque si sia votato negli ultimi anni. In autunno, si voterà in un altro Paese del cosiddetto PIIGS: il Portogallo. Persino in Inghilterra (che Paese povero non è), dove a vincere è stato il Partito Conservatore, la Sinistra ha aumentato il suo bottino elettorale rispetto alle elezioni precedenti. E, ciononostante, il suo candidato Premier si è dimesso come se avesse subito chissà quale disfatta. Tutt'altra cultura rispetto a quella italiana dove un Partito è passato dal 22 al 4% e ancora discute su quale riassetto occorra fare. In questo periodo di crisi, all'elettorato europeo sembra piacere riscoprirsi piazzaiolo e contestatore, rivendicatore di diritti defraudati da politiche finanziarie sbagliate ed inique. L'unico Paese nel quale governa un Partito storico della Sinistra e vengono approvate norme, Leggi e Riforme di Destra... è l'Italia. Nel Belpaese alle sirene di Syriza o di Podemos si antepongono quelle dei burocrati di Bruxellese e della Kancelliera tedesca. La Nazione che ha gli abitanti più intolleranti alla disciplina ed alle regole cerca di darsi un tono e di professarsi rigoroso nei conti prima ancora che nella moralità e nell'etica finanziaria. Ancora una volta, l'Italia va controcorrente e sfida la forza degli elementi navigando controvento. Le politiche di rigore che “stanno spezzando le reni alla Grecia” (e non solo) non producono né benessere né crescita del Pil ma sembrano essere l'unico imperativo da seguire. A questo proposito, mi torna in mente una vecchia e cinica barzelletta attraverso la quale si può costruire una perfetta analogia con la situazione italiana ed europea. Una equipe medico-chirurgica esce dalla sala operatoria per incontrare i familiari del paziente. Un medico rassicura subito tutti esclamando: “l'operazione è perfettamente riuscita ma il malato è morto”. Ecco, è così che l'Europa si avvia ad affrontare i prossimi lunghi mesi. Il malato morirà o si cambierà (finalmente) il modo di operare?

lunedì 8 giugno 2015

Ciao mamma guarda come mi diverto...


I nostri giovani sono “choosy” secondo quanto dichiarava l'ex-ministro Fornero, “sfigati” per il viceministro martone, “fannulloni” per Brunetta. Ci mancava soltanto una definizione: avidi, attaccati alla vil pecunia. Ci ha pensato Jovanotti, al secolo Lorenzo Cherubini, ex-dj che ha fatto fortuna cantando “non m'annoio” e “gimme five”. Nato a Roma nel 1966, per pochissimo non ha incrociato il suo destino con il sottoscritto quando venne chiamato a svolgere il servizio di leva con l'ottavo scaglione del 1988 (allora era ancora obbligatoria). Il suo mese di addestramento (il CAR) lo passò ad Albenga che contava di due caserme attrezzate: la “Piave” (dove avevo appena superato il corso AGI per graduati istruttori dei bersaglieri) e la “Turinetto”. Dopo voluti depistaggi per convogliare i fan in una zona della città per accogliere la Star nell'altra, si seppe la verità. Il famoso cantautore prestò quel breve servizio nella caserma di Fanteria “Turinetto” Accolto e trattato come un Ufficiale senza mai mescolarsi con la gente comune come me che si schierava in plotone anche per entrare in mensa per consumare il pasto. Ebbene, il Lorenzo nazionale, a Firenze al Polo delle scienze sociali dell'università, ha dichiarato che i giovani (i “giovanotti”, insomma...) dovrebbero lavorare gratis per farsi un curriculum vitae. Sul web, ovviamente, sono piovute critiche sul cantante tanto che mi è difficile dar loro torto. In un Paese nel quale non ci si fa problemi a pagare fior di quattrini per corrompere funzionari o professionisti vari affermare che pagare il lavoro sia da mettere in discussione mi pare una volgarissima bestemmia. Se si vuole aumentare la competitività delle aziende italiane bisogna far circolare il denaro e ridurre le spese inutili (la corruzione, ad esempio). Pretendere che il lavoro venga pagato e l'emolumento sia commisurato al valore reale del bene prodotto non è un concetto antesignano ma l'unica regola possibile e condivisa per realizzare una coesistenza pacifica di tutte le anime della società. Questo vale per tutti e per qualunque zona del mondo. Persino in Cina (il cui sistema economico sembra essere diventato il modello di riferimento) il lavoratore viene pagato per lavorare. Perché in Italia dovrebbe essere diverso? Pier Giorgio Tomatis

martedì 28 aprile 2015

Una Casa da sogno...

La Casa è uno dei diritti/beni più amato e discusso dai cittadini italiani. Oggi, possedere un'abitazione sembra essere diventato un dramma per gli alti costi delle tasse, di gestione e mantenimento. Tuttavia, essere privi di “un tetto sopra la testa” è ancora una disgrazia peggiore. La Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea riconosce tutta una serie di diritti personali, civili, politici, economici e sociali ai cittadini dell’Unione e ai residenti negli Stati Membri. Essa li include nella Carta giurisdizionale dell'Unione. Tuttavia, non esiste un impegno specifico dei Paesi a garantire il diritto alla casa pur prevedendo agevolazioni per accedere ad un housing di tipo sociale. L'Articolo 34.3 EUCFR recita. “Con l’obiettivo di combattere povertà e esclusione sociale, l’Unione riconosce e rispetta il diritto alla casa e all’housing sociale, al fine di assicurare un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non siano in possesso delle risorse minime, in accordo con le regole stabilite dalla legislazione Comunitaria e la legislazione e le pratiche internazionali”. Il concetto della Casa come elemento sostanziale dello sviluppo economico e dell’assistenza alla famiglia fu introdotto per la prima volta nel nostro Paese da Luigi Luzzatti. Era l’anno 1903 e il Parlamento italiano approvò una legge di sostegno creditizio all’edilizia residenziale. Nacquero giuridicamente le cosiddette “case popolari”. Pinerolo Attiva, comitato di Cittadini Pinerolesi si propone di fare il punto della situazione con conferenzieri all'altezza del compito ed il consueto libero scambio di opinioni con il pubblico che può partecipare al dibattito aperto a tutti Venerdì 8 maggio alle ore 20,30 al Centro Sociale di Via Clemente Lequio 36 a Pinerolo. L'ingresso è gratuito... come sempre.

giovedì 26 febbraio 2015

FIRE CLUB


“Ciò che si fa a questa Terra lo si fa ai figlie ed alle figlie di questa Terra”. Queste parole furono raccolte in un libro-intervista pubblicato in tutto il mondo da John G. Neihardt. In esso si racconta la storia di Hehaka Sapa, al secolo Alce Nero, un uomo-medicina tra gli Oglala, una tribù dei pellirosse Lakota-Sioux che viveva tra il Montana ed il Sud del Canada. Il senso del messaggio che venne lasciato ai posteri (il libro “Black Elk speaks” venne pubblicato 30 anni dopo questa intervista) è quello del rispetto dell'ambiente, della Natura, legandolo indissolubilmente all'amore per la Vita, l'uomo, i giovani. Chi disprezza la Terra sulla quale vive non può che amare la morte ed essere considerato un pazzo omicida... e suicida. Pellirosse vivevano certamente di credenze e superstizioni ma da loro abbiamo potuto imparare molto sul rispetto dell'ambiente. Viceversa, quello che accade nella Terra dei Fuochi, zona compresa tra la provincia di Napoli e quella di Caserta, il continuo rogo di pattume e rifiuti industriali pericolosi per ingrassare il portafogli della Camorra, va in direzione opposta e sembra calzare a pennello con quanto detto da Alce Nero. In negativo. Sono convinto che se l'uomo-medicina fosse nato in Campania, anziché nelle grandi praterie del Nord-Ovest degli Stati Uniti, non avrebbe il minimo dubbio sul da farsi. Monterebbe in groppa al suo cavallo e la Camorra dovrebbe vedersela con il ferro delle punte delle sue frecce . E, al galoppo, troverebbe ancora il tempo di porsi una domanda: “perché i miei corregionali non fanno altrettanto e non strappano lo scalpo ai diavoli neri che uccidono la loro terra?” La domanda è retorica. Chissà quale potrebbe essere la risposta.

sabato 21 febbraio 2015

NON APRITE QUELLE URNE


“Se nel gioco degli scacchi è uno solo a vincere, l'altro che gioca a fare?” Questa frase è contenuta in una strip disegnata da Quino per il suo personaggio Mafalda e attribuita al suo caro fratellino Nando. Lo spassoso “ragionamento” filosofico del giovanissimo rampollo della famiglia sembra calzare benissimo alle competizioni elettorali di tutte le attuali democrazie Occidentali. Il mercato vuole stabilità (e non la trova mai nonostante i Governi durino per tutta la Legislatura) e il sistema fagocita maggioranze ed opposizioni fondendole tra loro (le Grandi Intese) ma svilendo il senso istituzionale ed importantissimo della discussione parlamentare e del suo valore istituzionale. Così facendo, tutte le voci fuori dal coro ed in contrasto con la linea dell'Esecutivo (che dovrebbe “servire” a dare più efficacia ai dettami del Parlamento) diviene un'edizione riveduta e corretta della visione stalinista del Segretario Generale che di fatto comanda l'assemblea che presiede. Chi crede che un minor numero di uomini riescono a servire meglio una democrazia non ha proprio capito il suo reale significato. Una vecchia ma tutt'altro che logora massima politica dice che “le democrazie non stanno in piedi perché le Maggioranze vincono le elezioni ma perché le Minoranze accettano di essere governate da esse”. Chi non ha capito il senso di questa frase (o finge di farlo) e non la accetta ha un patrimonio culturale-politico che nega e si oppone alla naturale sovranità del popolo in nome del quale vengono emanate Leggi, create Istituzioni, delegati dei rappresentanti. Da anni, ormai, le democrazie Occidentali sono monche e i popoli sempre più asserviti ad entità altre in nome della “governabilità”. Lo pseudo problema, in realtà, è la misura delle catene con le quali i cittadini di ogni Stato vengono legati a scelte e comportamenti che vanno contro i propri bisogni, interessi e diritti. Può una serie di finanzieri internazionali dirigere la politica di un Paese? E' questo ciò che accade oggi perché le “vere” maggioranze della popolazione mondiale non ha compreso il significato dell'opposizione. Storicamente, noi italiani abbiamo numerosi esempi di lotta contro il sistema, contro i poteri forti perché per molto tempo siamo stati dominati da altri Paesi (le 5 giornate di Milano, i moti carbonari, le rivolte per la tassa sul macinato, ecc.). Per questo, quando leggo o ascolto dichiarazioni di importanti Istituzioni che non rispettano il ruolo “sacro” dell'opposizione non posso pensare ad altro che non sono capaci di fare il proprio mestiere. Se una maggioranza non sa coinvolgere e utilizzare al meglio chi non la pensa come lei perde un'occasione importante di crescita. Il rispetto si costruisce non solo con le regole (abbiamo visto che basta darne un'interpretazione “diversa”) ma anche con l'esempio e le proprie scelte. I “gufi” sono sì degli animali ma nell'ecosistema notturno sono molto importanti. Chi non l'ha capito è contro natura.

giovedì 19 febbraio 2015

LA FONDAZIONE DI UN PARTITO


Le Fondazioni, nel nostro Paese, sono degli Enti nati per volontà e agire di uno o più fondatori costituite da un patrimonio volto al raggiungimento di uno scopo. Questa definizione, è la medesima che negli Stati Uniti è stata la base di partenza delle cosiddette Corporation. Le società di capitali che corrispondono alle nostre società per azioni o a responsabilità limitata, infatti, sono nate più o meno nello stesso modo e con le stesse prerogative. Ad esempio, si formavano per la costruzione di un ponte, di sfruttamento di una miniera o altro. Terminato il loro compito ( e cioè una volta che il ponte era stato costruito o la miniera si era esaurita o altro) la società chiudeva i battenti. Con la nascita della personalità giuridica delle aziende (fenomeno che si configura cronologicamente in periodo successivo alla guerra di secessione ed all'ottenimento dei diritti fondamentali da parte degli afro-americani negli Stati Uniti), le corporation, le società di capitali, le imprese hanno incominciato ad avere la necessità di "trasformarsi" anziché sciogliersi come in precedenza. In Italia, le società che più si avvicinano ai concetti originari delle Corporation sono le Fondazioni. Mentre le società di capitale hanno come scopo finale il raggiungimento e la distribuzione di un utile, di un dividendo, de "fare denaro", insomma, le Fondazioni vantano scopi più alti e nobili e (ovviamente) molto difficili da raggiungere e quantificare. Ad esempio, uno di questi potrebbe essere la cultura e la diffusione di un pensiero politico. Come si intuisce, per quanto possa essere condivisibile un pensiero di questo genere, il suo raggiungimento è difficilmente catalogabile. Ciò che però infastidisce ancor di più non è questo punto. La cosa che sorprende e irrita al contempo è che questa formula societaria altro non è che un modo (neppure troppo velato) con cui finanziare uomini di Partito o il Partito medesimo. I referenti vanno da Bassanini alla Polverini, da Montezemolo a Scajola, da Tremonti a D'Alema e Amato, ecc. per finire poi con Brunetta, Bersani, Letta. Le Fondazioni non sono poche e funzionano come Sindacati per cui non c'è obbligo di render pubblici i Bilanci ma solo di redazione e di presentazione al Consiglio di Amministrazione e di deposito in Prefettura. Dove finiscono per accumularsi, anno dopo anno, insieme ai sogni di mera beneficenza elencati negli scopi costitutivi. Anche così si "fonda" un Partito in Italia.�ソ