martedì 14 dicembre 2010

Mi rifiuto...


Immagine tratta dal blog http://ncmmd.blogspot.com/2010/04/rifiuti-zero-costi-zero.html
Mi rifiuto...
Quando parliamo di rifiuti, abbiamo l'immagine della società moderna. Con le sue contraddizioni nella corsa al massimo benessere, nella sua attitudine a misurarlo sulla base dei "consumi". E nella sua sempre più evidente insostenibilità. Tanto bene ci siamo calati in questo sogno per cui tutto ciò non debba finire mai, che spesso è fastidioso sentirselo ricordare: ci troviamo ormai sommersi dai rifiuti con un inquinamento estremamente diffuso nell'aria, nella terra e nell'acqua e alla vigilia di una crisi energetica dovuta all'aumento dei costi delle risorse (sempre più aquirenti che ambiscono alla loro fetta di "benessere" e materie prime che per forza di cose sono limitate).

Ma invece di pensare a come invertire questo processo autodistruttivo, stiamo a litigare su quanto ci resta ancora: 20 anni, 50 anni di consumi sfrenati... "Ma chissenefrega! Per noi ne abbiamo ancora per un bel po', in futuro una soluzione la troveranno...".

E allora ecco il paradosso della modernità in tutta la sua forza: montagne di scarti irrecuperabili sorgono ai margini dei nostri insediamenti urbani, delle nostre città "civili" e ci sembra normale bere l'acqua in bottiglie di plastica, comperare merendine il cui imballo vale quanto il contenuto (ma molto di più in termini di danni ambientali), usare e gettare, usare e gettare... E ancora, bambini e poveri di tutto il mondo si riuniscono in enormi discariche (di rifiuti provenienti dai paesi "civili") per differenziare e recuperare quello che non abbiamo fatto noi! E che per noi è uno scarto.

Non si tratta di salvare il mondo, qui dobbiamo salvarci da noi stessi!!! Qualcuno è disposto a rimettersi in gioco per ripensare un mondo diverso? Chi accetta la sfida?

lunedì 29 novembre 2010

John Kennedy energy revolution


John Kennedy energy revolution
Quando il primo uomo mise piede sulla Luna questo definì una generazione. Con l’inizio del nuovo millennio dobbiamo affrontare una sfida più grande. I cambiamenti climatici minacciano la nostra stessa esistenza. Quali altri disastri convinceranno i leader del mondo che le attuali tecnologie, che sfruttano le energie rinnovabili, offrono l’ultima speranza per il futuro sostenibile? Parole vuote e decisioni senza spina dorsale hanno fallito. Ora è il tempo di una rivoluzione energetica. Guarderemo negli occhi i nostri bambini dicendo loro che avevamo la possibilità ma c’è mancato il coraggio? Guarderemo negli occhi i nostri bambini dicendo loro che avevamo la tecnologia ma c’è mancata la visione? Oppure guarderemo negli occhi i nostri bambini e diremo loro che abbiamo affrontato la sfida e che ci siamo battuti, ci siamo battuti per la rivoluzione energetica?

domenica 17 ottobre 2010

JFK: queste parole hanno armato i suoi assassini


JFK: queste parole hanno armato i suoi assassini
«La parola segretezza è in sé ripugnante in una società libera e aperta e noi come popolo ci opponiamo storicamente alle società segrete, ai giuramenti segreti, alle procedure segrete. Abbiamo deciso molto tempo fa che i pericoli rappresentati da eccessi di segretezza e dall'occultamento dei fatti superano di gran lunga i rischi di quello che invece saremmo disposti a giustificare. Non c'è ragione di opporsi al pericolo di una società chiusa imitandone le stesse restrizioni. E non c'è ragione di assicurare la sopravvivenza della nostra nazione se le nostre tradizioni non sopravvivono con essa.

Stiamo correndo un gravissimo pericolo, che si preannuncia con le pressioni per aumentare a dismisura la sicurezza, posta nelle mani di chi è ansioso di espanderla sino al limite della censura ufficiale e dell'occultamento. Non lo consentirò, fin dove mi sarà possibile. E nessun membro della mia Amministrazione, a prescindere dal suo alto o basso livello, civile o militare, dovrebbe interpretare queste mie parole come una scusa per imbavagliare le notizie, soffocare il dissenso, occultare i nostri errori o negare alla stampa e al pubblico i fatti che meritano di conoscere.

Chiedo però a ogni editore, a ogni direttore e a ogni giornalista della nazione di riesaminare i suoi stessi parametri e di riconoscere la natura del pericolo che corre il nostro Paese. Solitamente, in tempo di guerra, il governo e la stampa si sono uniti nel tentativo, basato principalmente sull'autodisciplina, di impedire divulgazioni non autorizzate al nemico. In tempo di chiaro ed effettivo pericolo i tribunali hanno confermato che persino i diritti garantiti dal Primo Emendamento debbano sottomettersi alla necessità pubblica di sicurezza nazionale.

Oggi non è stata dichiarata alcuna guerra e, per quanto violento possa essere lo scontro, potrebbe non essere mai dichiarato nel modo tradizionale. La nostra qualità della vita è in pericolo. I nostri nemici dichiarati proliferano in tutto il globo. La sopravvivenza dei nostri amici è in pericolo. Tuttavia, non è stata dichiarata alcuna guerra, nessun esercito ha oltrepassato un confine, nessun missile è stato lanciato. Se la stampa aspetta una dichiarazione di guerra prima di imporsi l'autodisciplina delle condizioni di guerra, posso solo dire che nessuna guerra ha mai rappresentato una minaccia più grande alla nostra sicurezza. Se state aspettando un reale ed effettivo pericolo, posso solo dire che il pericolo non è mai stato più reale e la sua presenza non è mai stata più incombente.

È necessario un cambiamento di punto di vista, di tattiche, di finalità da parte del governo, della gente, di ogni uomo d'affari o leader sindacale e di ogni giornale.

Poiché siamo osteggiati in tutto il mondo da una cospirazione monolitica e spietata che si avvale principalmente di mezzi occulti per espandere la propria sfera di influenza attraverso l'infiltrazione piuttosto che l'invasione, la sovversione piuttosto che le elezioni, l'intimidazione piuttosto che la libera scelta, la guerriglia notturna piuttosto degli eserciti diurni. È un sistema che ha investito molte risorse umane e molti materiali nella costituzione di una macchina efficientissima e perfettamente oliata che combina operazioni militari, diplomatiche, d'intelligence, economiche, scientifiche e politiche.

I suoi preparativi non vengono resi pubblici, ma occultati. Ai suoi errori non vengono dedicati i titoli di testa, ma vengono nascosti. I dissidenti non sono elogiati, ma messi a tacere. Nessuna spesa viene messa in questione, nessuna indiscrezione pubblicata, nessun segreto svelato. In poche parole, la Guerra Fredda viene portata avanti con una disciplina di guerra che nessuna democrazia si augurerebbe o desidererebbe mai di eguagliare. Ciò nonostante, ogni democrazia riconosce le restrizioni necessarie alla sicurezza nazionale e resta da stabilire se tali limitazioni debbano essere osservate più rigorosamente nel caso di un attacco di questo tipo, come anche di una reale invasione e forse non ci sono consigli da dare.

Forse non c'è risposta al dilemma che una società libera e aperta deve affrontare in una guerra fredda e segreta. In tempo di pace, qualsiasi discussione a riguardo e ogni conseguenza, sono dolorose e senza precedenti. Ma questo è un epoca di pace e di pericolo che non ha precedenti nella storia. È dalla natura senza precedenti di questa sfida che nasce il vostro secondo obbligo, un obbligo che condivido. È nostro obbligo informare e mettere in guardia il popolo americano per essere certi che conosca e comprenda tutti i fatti che deve sapere: i pericoli, le prospettive, le finalità del nostro programma e le scelte da affrontare...

Ai vostri giornali non chiedo di sostenere l'Amministrazione, chiedo invece il vostro aiuto nel fondamentale compito di informare e mettere in guardia il popolo americano.

Nutro infatti un assoluta fiducia nella risposta e nella fedeltà dei nostri cittadini a condizione che siano completamente informati. Non solo non potrei soffocare le voci di dissenso fra i vostri lettori, le auspico. Questa Amministrazione vuole essere trasparente nei propri errori, perché, come disse un saggio: «Un errore non diventa madornale finché non rifiuti di correggerlo». Vogliamo assumerci la piena responsabilità dei nostri errori e auspichiamo che voi li indichiate quando manchiamo noi di farlo. Senza dibattito, senza critica, nessuna Amministrazione e nessun Paese può avere successo come nessuna repubblica può sopravvivere.

È questo il motivo per cui il legislatore ateniese Solone definì un crimine per ogni cittadino rifuggire dal dibattito. Ed è questo il motivo per cui la nostra stampa era protetta dal Primo Emendamento l'unica attività in America specificamente protetta dalla Costituzione, che non serve per divertire e intrattenere, per enfatizzare il triviale e il sentimentale, o semplicemente per dare al pubblico ciò che vuole, ma per informare, risvegliare, per riflettere, riconoscere i nostri pericoli e le nostre opportunità, segnalare le nostre difficoltà e le nostre scelte, per guidare, plasmare, istruire e a volte persino per fare infuriare l'opinione pubblica.

Questo significa maggiore attenzione e maggiore analisi delle notizie internazionali,perché non c'è più nulla di lontano ed estraneo, ma tutto è vicino e ci riguarda.

Significa fare più attenzione al capire le notizie e al perfezionarne la divulgazione. E significa che il governo, ad ogni livello, deve onorare il proprio dovere di fornire più informazioni possibili al di fuori dei più stretti limiti della sicurezza nazionale, e questo intendiamo farlo. All inizio del Diciassettesimo Secolo Francis Bacon commentò tre recenti invenzioni che stavano cambiando il mondo: la bussola, la polvere da sparo e la stampa. Ora che i legami tra le nazioni tracciati all inizio dalla bussola ci hanno resi tutti cittadini del mondo, le speranze e le minacce del singolo sono diventate le speranze e le minacce di tutti noi.

I tentativi di vivere insieme, l'evoluzione della polvere da sparo fino agli estremi ha messo in guardia l'umanità sulle terribili conseguenze di un fallimento. Ed è quindi alla stampa, biografa delle imprese dell'uomo, custode della sua coscienza, foriera delle sue notizie, che ci rivolgiamo per avere forza e sostegno, fiduciosi che con il vostro aiuto l'uomo diventerà ciò per cui è nato: libero e indipendente».

sabato 16 ottobre 2010

Kennedy e il PIL



Kennedy e il PIL
(immagine tratta da
http://www.digitalexile.it/smemo/wp-content/uploads/2009/03/robert_kennedy_speaking_before_a_crowd_june_14_1963.jpg)
NON TROVEREMO MAI UN FINE PER LA NAZIONE NE UNA NOSTRA PERSONALE SODDISFAZIONE NEL MERO PERSEGUIMENTO DEL BENESSERE ECONOMICO, NELL’AMMASSARE SENZA FINE BENI TERRENI. NON POSSIAMO MISURARE LO SPIRITO NAZIONALE SULLA BASE DELL’INDICE DOW-JONES, NE I SUCCESSI DEL PAESE SULLA BASE DEL PRODOTTO NAZIONALE LORDO (PIL). IL PIL COMPRENDE ANCHE L’INQUINAMENTO DELL’ARIA E LA PUBBLICITA’ DELLE SIGARETTE, E LE AMBULANZE PER SGOMBRARE LE NOSTRE AUTOSTRADE DALLE CARNEFICINE DEI FINE-SETTIMANA. IL PIL METTE NEL CONTO LE SERRATURE SPECIALI PER LE NOSTRE PORTE DI CASA, E LE PRIGIONI PER COLORO CHE CERCANO DI FORZARLE, COMPRENDE LA DISTRUZIONE DELLE SEQUOIE, LA PERDITA DELLE NOSTRE MERAVIGLIE NATURALI E LA CEMENTIFICAZIONE SELVAGGIA, CRESCE CON LA PRODUZIONE DI NAPALM, MISSILI E TESTATE NUCLEARI, COMPRENDE ANCHE LA RICERCA PER MIGLIORARE LA DISSEMINAZIONE DELLA PESTE BUBBONICA, SI ACCRESCE CON GLI EQUIPAGGIAMENTI CHE LA POLIZIA USA PER SEDARE LE RIVOLTE, E NON FA CHE AUMENTARE QUANDO SULLE LORO CENERI SI RICOSTRUISCONO I BASSIFONDI POPOLARI. COMPRENDE PROGRAMMI TELEVISIVI CHE VALORIZZANO LA VIOLENZA PER VENDERE PRODOTTI VIOLENTI AI NOSTRI BAMBINI. IL PIL NON TIENE CONTO DELLA SALUTE DELLE NOSTRE FAMIGLIE, DELLA QUALITA’ DELLA LORO EDUCAZIONE O DELLA GIOIA DEI LORO MOMENTI DI SVAGO. NON COMPRENDE LA BELLEZZA DELLA NOSTRA POESIA O LA SOLIDITA’ DEI VALORI FAMILIARI, L’INTELLIGENZA DEL NOSTRO DIBATTITO O L’ONESTA’ DELLE NOSTRE PUBBLICHE AMBIZIONI. IL PIL NON MISURA NE LA NOSTRA ARGUZIA, NE IL CORAGGIO, NE LA NOSTRA SAGGEZZA, NE LA CONOSCENZA, NE LA NOSTRA COMPASSIONE, NE LA DEVOZIONE AL NOSTRO PAESE. MISURA TUTTO, IN BREVE, ECCETTO CIO’ CHE RENDE LA VITA VERAMENTE DEGNA DI ESSERE VISSUTA. PUO’ DIRCI TUTTO SULL’AMERICA MA NON SE POSSIAMO ESSERE ORGOGLIOSI DI ESSERE AMERICANI.

domenica 1 agosto 2010

NEO GLOBAL ARIANISMO


Immagine tratta da http://imagecache2.allposters.com/images/RHPOD/110-12953.jpg
NEO GLOBAL ARIANISMO
Arbeit mach frei. Il lavoro nobilita l’uomo. Questa frase in tedesco campeggia ancora oggi all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz. Si tratta di un’ironica interpretazione dell’iscrizione che il sommo poeta fiorentino, Dante Alighieri, aveva ipotizzato per la porta dell’Inferno: lasciate ogni speranza o voi che entrate. E l’Inferno, i nazionalsocialisti di Adolf Hitler, lo hanno evocato. E anche bene. Quella manica di pazzi sanguinari ha messo a ferro e fuoco l’Europa, ha combattuto in Russia, in Africa e si vocifera che abbia tentato qualche sortita (la famigerata quinta colonna) anche negli Stati Uniti. Nel 1945, con il crollo di Berlino (la città, non il muro) e i pesanti bombardamenti subiti ad opera degli alleati, con la fuga (o il suicidio) del loro Cancelliere, il nazismo si è arreso. Il processo di Norimberga ha condannato quegli esponenti dello Stato Maggiore tedesco sopravvissuto alla guerra. Un’idea, tuttavia, è molto più difficile da processare ed uccidere. Il nazismo fondava il suo pensiero sulla superiorità della razza ariana e sulla totale privazione dei più elementari dei diritti dell’uomo. Pensavo, e m’illudevo in tal senso, che l’Europa avesse lasciato alle proprie spalle questi momenti bui della sua esistenza e che il presente ed il futuro fossero consapevoli che solo con l’esperienza e la conoscenza si poteva evitare di ripetere l’incorrere in certi errori. Supponevo che il germe della democrazia fosse causa dell’epidemia più inarrestabile della storia dell’uomo. Mi sbagliavo. Per quanto mi sforzi non riesco a vedere nette differenze tra la politica e l’economia di oggi, e l’atroce selezione della razza perpetrata da quei fanatici mostri con la croce uncinata. Non mi riconosco più in una civiltà umana che non cura i malati e le malattie perché non ci sono soldi, che non da lavoro senza violare regole sindacali e diritti irrinunciabili, che inquina il pianeta rendendolo ogni giorno più invivibile, che non processa e non condanna chi viola le leggi ma al tempo stesso induce al suicidio i condannati o coloro che sono in attesa di un processo, che toglie soldi alla letteratura, alla cultura, alla scuola, alla ricerca, per costruire armi, realizzare spot pubblicitari, dare benefit e privilegi economici agli amministratori della cosa pubblica. No. Proprio non mi ci vedo nel nuovo ordine mondiale nato sulle ceneri del nazionalsocialismo e portatore del medesimo vessillo. E’ giunta l’ora di togliere la maschera alla nostra società e chiamarla per ciò che è. Così. Senza timore. Senza pudore. Senza rimpianti. Proviamo a toglierle quel velo di nebbia che l’avvolge e chiamiamola con il nome giusto: NEO GLOBAL ARIANISMO. Ecco. L’ho detto. Ora, però, resta un problema da risolvere. Una volta individuato il problema occorre cercare di porvi rimedio. Chi di voi è pronto a far parte dell’esercito degli ALLEATI?

NEO GLOBAL ARIANISMO


Immagine tratta da http://imagecache2.allposters.com/images/RHPOD/110-12953.jpg
NEO GLOBAL ARIANISMO
Arbeit mach frei. Il lavoro nobilita l’uomo. Questa frase in tedesco campeggia ancora oggi all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz. Si tratta di un’ironica interpretazione dell’iscrizione che il sommo poeta fiorentino, Dante Alighieri, aveva ipotizzato per la porta dell’Inferno: lasciate ogni speranza o voi che entrate. E l’Inferno, i nazionalsocialisti di Adolf Hitler, lo hanno evocato. E anche bene. Quella manica di pazzi sanguinari ha messo a ferro e fuoco l’Europa, ha combattuto in Russia, in Africa e si vocifera che abbia tentato qualche sortita (la famigerata quinta colonna) anche negli Stati Uniti. Nel 1945, con il crollo di Berlino (la città, non il muro) e i pesanti bombardamenti subiti ad opera degli alleati, con la fuga (o il suicidio) del loro Cancelliere, il nazismo si è arreso. Il processo di Norimberga ha condannato quegli esponenti dello Stato Maggiore tedesco sopravvissuto alla guerra. Un’idea, tuttavia, è molto più difficile da processare ed uccidere. Il nazismo fondava il suo pensiero sulla superiorità della razza ariana e sulla totale privazione dei più elementari dei diritti dell’uomo. Pensavo, e m’illudevo in tal senso, che l’Europa avesse lasciato alle proprie spalle questi momenti bui della sua esistenza e che il presente ed il futuro fossero consapevoli che solo con l’esperienza e la conoscenza si poteva evitare di ripetere l’incorrere in certi errori. Supponevo che il germe della democrazia fosse causa dell’epidemia più inarrestabile della storia dell’uomo. Mi sbagliavo. Per quanto mi sforzi non riesco a vedere nette differenze tra la politica e l’economia di oggi, e l’atroce selezione della razza perpetrata da quei fanatici mostri con la croce uncinata. Non mi riconosco più in una civiltà umana che non cura i malati e le malattie perché non ci sono soldi, che non da lavoro senza violare regole sindacali e diritti irrinunciabili, che inquina il pianeta rendendolo ogni giorno più invivibile, che non processa e non condanna chi viola le leggi ma al tempo stesso induce al suicidio i condannati o coloro che sono in attesa di un processo, che toglie soldi alla letteratura, alla cultura, alla scuola, alla ricerca, per costruire armi, realizzare spot pubblicitari, dare benefit e privilegi economici agli amministratori della cosa pubblica. No. Proprio non mi ci vedo nel nuovo ordine mondiale nato sulle ceneri del nazionalsocialismo e portatore del medesimo vessillo. E’ giunta l’ora di togliere la maschera alla nostra società e chiamarla per ciò che è. Così. Senza timore. Senza pudore. Senza rimpianti. Proviamo a toglierle quel velo di nebbia che l’avvolge e chiamiamola con il nome giusto: NEO GLOBAL ARIANISMO. Ecco. L’ho detto. Ora, però, resta un problema da risolvere. Una volta individuato il problema occorre cercare di porvi rimedio. Chi di voi è pronto a far parte dell’esercito degli ALLEATI?

giovedì 1 luglio 2010

Se i banchieri ci controllano, chi controlla i banchieri?


Immagine tratta da
http://blog.ilgiornale.it/foa/wp-content/photos/thumb_wall_street_1.jpg

Se i banchieri ci controllano, chi controlla i banchieri?

Il governo del mondo da parte di una ristretta cerchia di persone (le stesse che, per generazioni, hanno gettato il mondo nel caos e nella barbarie della guerra) è illegittimo, sia che si ponga al comando banchieri, politici, o Illuminati come paventato da scrittori sensibili ed intelligenti come David Icke. L’uniformità di governo, di religione, di razza, non è un’utopia, ma può essere un fardello, tanto più paradossale in quanto ottenuto proprio con la divisione e la lotta fratricida dell’uomo contro l’uomo. “Dividi et impera” (dividi e trionfa) è il sistema con cui una ristretta cerchia di farabutti inumani ha pianificato il raggiungimento di una società orwelliana in cui tutto e tutti sono sotto controllo. Il loro ultimo obiettivo è l’impianto di un chip sottocutaneo (come quello per i cani, per intenderci) che sostituisca la moneta e in cui sono contenute le informazioni bancarie della persona che deve effettuare una transazione. Il controllo dei controllanti sui controllati, perdonate il gioco di parole, sarebbe fuori controllo. Siamo nati ieri e veniamo educati oggi per essere gli schiavi di domani. La globalizzazione non c’entra. Bin Laden non c’entra. Il crocifisso a scuola non c’entra. Il debito pubblico non c’entra. E potrei continuare all’infinito. E’ stato progettato, pianificato e costruito un sistema antidemocratico, incompatibile con l’evoluzione e con la vita stessa di questa Terra. Stiamo vivendo un’epoca drammatica della nostra vita in cui un nugolo di barbari vestiti come il Ku-Klux-Klan sta terrorizzando TUTTI gli altri. Le nostre paure, la televisione e tutte le menzogne che ci propinano i servi dell’elite esclusiva che governa il mondo, servono a tenerci buoni, docili, facili da conquistare e schiavizzare. Non lasciatevi ingannare dalle loro parole. La sicurezza non è un loro obiettivo. Non vogliono nemmeno renderci più saggi e rispettosi della Legge. Gli indici delle Borse mondiali non possono scendere tutti contemporaneamente se non in presenza di una forte sottrazione di fondi dal sistema economico. Soldi che da qualche parte debbono per forza finire, ad esempio, nell’acquisto di oro o diamanti. Un’alternativa è il deposito nei paradisi fiscali dove TUTTE le banche mondiali hanno una loro sede operativa (Svizzera, Isole Cayman, Montecarlo, ecc…). Non vogliono la globalizzazione. Stanno mentendo. Vogliono controllare il mercato per annientare gli avversari. Un regime di competizione e un sistema piramidale di trasmissione delle nozioni non sono compatibili. L’uno è opposto all’altro. Mentre il primo affonda le proprie radici nel concetto stesso di evoluzione affermando che i migliori vincono e trascinano gli altri, il secondo è una monarchia mascherata, ipocrita e vigliacca. Le società segrete non hanno ragione di esistere in una società aperta. La loro utilità si è dimostrata nella Storia solo in momenti di occupazione e di lotta clandestina. E’ dunque questo il punto? Le società segrete sono in lotta contro la civiltà che le ospita? Esse sono il cancro che sta consumando il corpo della nostra società? Sono, forse, da considerare come parassiti che infestano le debolezze critiche del sistema ospitante? Si, è così. Finché una buona parte di noi si accorgerà di avere le catene al collo. Allora, insieme, ci riprenderemo il controllo del pianeta.

martedì 15 giugno 2010

Chi è il vero terrorista?


Immagine tratta da http://ruvr.ru/files/Image/Editiors/Italia/Elena/terrorismo.jpg

Chi è il vero terrorista?

Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un’incredibile escalation di problemi extranazionali come mai si era avuta in tutte le epoche passate. Il terrorismo, la guerra, il caro-petrolio, la crisi economica. Apparentemente tutti questi elementi sono disgiunti l’uno dall’altro ma un’attenta analisi potrebbe portare a sconvolgenti sorprese. Come si sa, l’11 settembre, il crollo delle torri gemelle, l’attentato terroristico più eclatante e sanguinoso della storia della civiltà umana ad opera di Osama Bin Laden e di Al Qaeda, è stata la miccia che ha fatto scoppiare la guerra al terrorismo internazionale. Da quel lontano giorno il mondo è cambiato parecchio. Oggi, andare in metropolitana o in treno, prendere un aereo, recarsi al posto di lavoro, sono tutte operazioni che portano con loro un livello di ansia e di angoscia impensabili fino ad una decina di anni fa. La guerra è stata una (naturale???) conseguenza di quel pauroso attentato. Da allora ci sembra quasi normale vedere i carri armati in Cecenia, Tibet, Afghanistan, Irak, ma anche in Africa e chissà, forse, anche in Grecia. La piaga del terrorismo andava combattuta e gli eserciti della civiltà occidentale si sono prodigati affinché Bin Laden ed Al Qaeda avessero ricevuto una adeguata risposta. Tuttavia, a nove anni dal disastro e dalle guerre dichiarate, il Re del Terrore e la sua organizzazione sono ancora a piede libero. Alle loro spalle, invece, vi sono una sequenza interminabile di violazione dei più naturali diritti umani sanciti con la convenzione di Ginevra ed un disastro ambientale senza prezzo. Il livello di distruzione ottenuto dall’incendio dei pozzi petroliferi e dall’insensato utilizzo di uranio impoverito nelle bombe lanciate in Iraq è quasi pari alla follia dei governanti che si sono dati battaglia in una delle zone del pianeta più ricche e più belle. Il costo della guerra è enorme anche dal punto di vista energetico. La guerra ribattezzata “del petrolio” ha consumato (e lo fa ancora) una quantità considerevole di materie prime ed ogni uomo dovrebbe indignarsi di fronte alla facilità con cui si riesce a trovare risorse da bruciare in battaglia a scapito di quelle per curare i malati o dar da mangiare agli affamati. Bella civiltà “superiore” che siamo. Veramente una bella civiltà. Complimenti. Il prezzo del petrolio ha continuato a salire vertiginosamente in questi anni e poco importa se a dirigere la guerra al terrorismo sia stato un petroliere, figlio di petrolieri, amico di petrolieri. Colpa della Cina. Il petrolio costa così caro perché Cina ed India ne fanno richiesta come non ne hanno fatto in passato. E’ una bugia. Se il prezzo di un bene sale rispetto alle aspettative dell’acquirente quest’ultimo (è automatico) riduce le sue richieste. Se non lo fa il motivo può essere uno solo. Sta investendo. Sta scommettendo in sé e nella crescita della sua economia. Questo è un male? Non credo. La domanda da porsi, a questo punto, è perché i paesi occidentali non investono in se stessi e non scommettono nella propria economia. La risposta può essere una sola. Stanno impegnando le risorse in altro. La guerra. Appunto. E che cosa succede quando si smette di credere in se stessi? Succede che smettono anche gli altri. Se i nostri paesi non investono nell’economia interna come si può sperare che lo facciano gli altri? A questo punto appare meno incomprensibile la crisi economica che ha fatto seguito al caro-petrolio. Banche esose, aziende grette, cittadini vessati e in balia di un sistema-Stato che non solo non li difende ma gioca con loro come se facesse del tiro al piccione. Prima di concludere questa analisi dei tempi che stiamo vivendo occorre fare una premessa. Nel 2000 nasceva l’unione politica e monetaria europea di cui non fanno parte ancora oggi gli USA (ovvio) e la Gran Bretagna (meno ovvio). Quest’ultima si è dimostrata attivissima su tutti i fronti. Braccio destro degli americani in politica ed economia hanno sempre avuto un piede dentro (ma l’altro saldamente fuori) le stanze del potere della nuova Europa. Strano comportamento. Davvero strano. Anche in base a questa mia solo apparente divagazione consegue una serie di considerazioni finali:
-il peggio deve ancora arrivare
-i nostri governanti usano la loro posizione per fini diversi da quelli istituzionali
-i problemi che ci vengono prospettati e di fronte ai quali reagiamo con impeto non sono quelli che crediamo di comprendere
-occorre una maggiore sensibilità ambientale
-occorre solidarizzare con i popoli, anche se diversi da noi. In fondo, stiamo sulla stessa barca. Noi non abbiamo aerei presidenziali.
-diffidiamo delle informazioni omologate dal sistema. Non siamo in guerra. Farcelo credere è un ottimo sistema per poter usare ogni forma di censura
-c’è di peggio che perdere il proprio posto di lavoro
-non saremo noi a votare e ad eleggere i nostri rappresentanti finché essi non saranno come noi
-se tutte le borse del mondo scendono contemporaneamente o ci stanno prendendo in giro o è arrivato il momento in cui abbiamo deciso di riprenderci i soldi e di combattere questo sistema
-la democrazia non si conquista informandosi sulle vicissitudini familiari della coppia Pitt-Jolie.

sabato 8 maggio 2010

Scene di lotta di classe a Global Hills

Scene di lotta di classe a Global Hills



Ho scovato questo articolo su Internet e credo che valga la pena discutere sull'argomento.
Tratto da http://www.camilliadi.aggrega.it/index.php?option=com_content&view=article&id=19:banche-e-massoneriaa-cosa-serve-la-crisi-finanziari&catid=4:logge&Itemid=5

Immagine tratta da http://rivoluzionemonetaria.files.wordpress.com/2008/12/structure-massonica1.jpg

Paolo Franceschetti

1. Premessa
Come tutti sanno questo blog parla di argomenti vari, Mostro di Firenze, Moby Prince, Ustica Moro, ma tutti accomunati da un nesso comune. La massoneria. Cosa c’entrano questi argomenti con il crack finanziario? C'entrano. C'entrano. Se avrete la pazienza di seguirmi per un po’ ve lo chiarisco, cercando di spiegare il motivo di questo crack finanziario quasi globale, che è solo prodromico ad altri ancora peggiori, questa volta globali. Cercheremo di capire cioè chi l’ha innestato e perché. Ho iniziato a capire la potenza della massoneria e i suoi fini, non da complottista fissato, non da appassionato di gialli ed esoterismo. I complotti non mi avevano mai interessato e non ho mai avuto fiuto per i rebus o per i gialli. Certo, avevo intuito che dietro tutte le morti sospette nei testimoni dei processi, dietro agli infarti, agli incidenti, c’era qualcosa di potente. Avevo intuito che se tutte le stragi italiane erano rimaste impunite qualcuno manovrava dall’alto. Ma non avevo capito chi c’era dietro, e soprattutto non avevo capito perché. Poi ho iniziato a capire, dopo l’inchiesta Cordova, la potenza della massoneria, cioè una forza in grado di legare tra sé, e subordinare ad essa, mafie, servizi segreti, e poteri illeciti vari. Fin qui OK. Ma restava una domanda… Se esiste un’organizzazione così potente da condizionare la politica degli Stati, organizzare guerre, organizzare stragi e farla sempre franca, uccidere tutti coloro che si oppongono al sistema, qual è il fine ultimo di questa organizzazione? Il fine era quello che mancava.
Poi ho capito
2. Il sistema.
Ho iniziato a capirlo studiando le leggi del sistema bancario. Studiando - da giurista e non da esoterista – il mondo delle banche, il suo funzionamento e i suoi riflessi sulla vita di tutti noi cittadini. Banca d’Italia, BCE, Fondo Monetario internazionale… E ho capito che è quello il cuore di tutti problemi: il mondo bancario. Vediamo di riassumere i punti salienti della mia ricerca:
1) Anzitutto una prima anomalia che si palesa subito a chi studia l’argomento, è il funzionamento della Banca D’Italia e della BCE. La Banca d’Italia è per il 95 per cento in mano ai capitali privati, ovverosia Intesa-San Paolo, Generali, Monte dei Paschi di Siena, ecc…. La quota più rilevante è quella di Intesa San Paolo che è una vera e propria quota di controllo. Quindi ecco un primo grosso problema della politica e finanza italiane: la moneta non viene emessa dallo stato, ma dalla banche private; il controllo della moneta e degli istituti di credito è in mano alle banche private e non allo stato. Cioè i controllati si controllano da soli.
Questo significa una cosa sola: che sono le banche a governare il paese, e non la politica, e che i politici sono asserviti ai bancheri e agli imprenditori. Ciò è confermato dalle leggi che disciplinano le banche, ove è evidente che il governo non ha nessun potere su Banca D’Italia, né di controllo né di nomina degli amministratori.
2) La seconda anomalia è europea. Noi dipendiamo dalla BCE. E la BCE è un istituzione indipendente dalla Comunità europea, con più poteri addirittura dello stesso parlamento europeo. Gli amministratori della BCE son svincolati dai governi, non rispondono praticamente a nessuno e godono addirittura di immunità superiori a quelle, già corpose, dei parlamentari europei.
In poche parole: la finanza europea dipende dalla BCE.
3) La cosa che salta agli occhi è che la Banca d’Inghilterra ha il 17 per cento del capitale della BCE. Ma l’Inghilterra è fuori dall’euro, quindi non ha senso che una nazione straniera fuori dal circuito dell’euro possa controllare i destini dei paesi dell’area Euro. Ora, se i geni dell’anticomplottismo saltano subito su a precisare che quel 17 (superiore pure alle quote italiane, francesi, spagnole) è solo formale, basta un minimo di intelligenza per capire che un’istituzione come la Banca d’Inghilterra non si insedia certo in un organismo importante e potente come la BCE solo formalmente. In realtà “sostanzialmente” le banche inglesi hanno un potere enorme sulle banche europee. Vediamo come.
4) Facendo una breve ricerca che chiunque può fare da solo su Internet, risulta che il vertice della massoneria mondiale, il vertice UFFICIALE, è nella corona inglese. Ora, siccome la corona inglese nomina i dirigenti della Banca d’inghilterra (è sufficiente controllare sul sito ufficiale della banca) ne consegue che la Banca d’Inghilterra è controllata dalla massoneria. E questo non lo diciamo noi, ma lo dicono i siti ufficiali di queste istituzioni.
5) Considerando l’importanza e la potenza della massoneria a livello mondiale ci vuole poco a capire quindi chi, veramente, detiene il potere nella BCE, e per quale motivo i vertici della BCE non rispondono penalmente e civilmente neanche nei confronti del parlamento europeo. Ma la vera anomalia non è neanche questa.
6) La cosa più assurda è che controllando il flusso degli investimenti delle banche italiane, si nota che molte, tante, troppe azioni e troppi milioni di euro, sono investiti in… banche inglesi e americane. Barclays, Rockfeller, Morgan Stanley, ecc., creando un conflitto di interessi pauroso. In altre parole, il nostro destino è legato a filo doppio alle sorti delle banche inglesi e americane. In questo modo si crea però un conflitto di interessi, perché le leggi o le manovre finanziarie che rafforzano l’Euro danneggiano le altre monete, ma rafforzando la nostra moneta paradossalmente allo stesso tempo danneggiamo anche le nostre banche e i nostri investimenti, e viceversa. Analizzando quindi i flussi di capitali e la ricchezza ci si accorge che tutto il potere del mondo è concentrato in poche mani, di pochi gruppi bancari e industriali il cui destino è legato a filo doppio dalle stesse vicende. A questo punto si capisce perché la politica sia assoggettata alle banche e perché chi prova a toccare le banche muore. Si capisce cioè perché, gira e rigira, tutti quelli che si sono avvicinati alla massoneria e/o alle banche sono morti, da Falcone, ad Ambrosoli, a persone meno conosciute come Arrigo Molinari che avevano provato a portare alla luce il problema del Signoraggio (Arrigo Molinari che, ricordiamolo, morirà in un lago di sangue, secondo il copione più classico dei delitti della Rosa Rossa, in una data il cui valore numerico è, non a caso,
7). Ma ancora non si capisce il fine di tutto ciò. Controllare tutto va bene. Ma perché? Studiando i meccanismo del sistema bancario la cosa appare chiara e risulta evidente il motivo della crisi di questi giorni. Anche qui occorre procedere per punti.
1) Le banche prestano denaro virtuale ed inesistente a fronte di beni reali. Spieghiamo meglio. Per prestare denaro una banca non fa alcuna fatica, deve solo scrivere una cifra sullo schermo di un PC. Si digita: 1.000.000.000 di euro e voilà… come per magia la banca ha prestato un miliardo di euro. Quando l’azienda, il privato, o lo stato estero, non possono restituire, la banca fa un’operazione molto semplice: chiede all’azienda mezzo miliardo di azioni in cambio dell’azzeramento del prestito; chiede al privato i suoi beni in cambio dell’azzeramento del prestito; oppure chiede allo stato estero del terzo mondo una miniera di diamanti, di oro, ecc…. Non è un caso che la maggior parte delle miniere di diamanti dell’Africa siano di proprietà di banche europee. Il meccanismo è semplice: se Tizio non può pagare un debito di 100, la banca si accontenta di un bene che vale 50. Tizio ci guadagna. La banca, contabilmente, ci rimette. In realtà, dal punto vista reale, la banca non ha perso nulla, ma al contrario ha guadagnato una miniera, il controllo di una società, i beni di Tizio. Cioè in altre parole la banca non ha perso nulla, tranne una cifra scritta sullo schermo di un PC; ma in cambio ha acquistato petrolio, diamanti, oro, terreni, case. Ricordiamoci poi che da Bretton Woods in poi, nel 1944, il sistema bancario mondiale non è più vincolato all’oro, ma è poco più che carta straccia. Il suo valore infatti è dato da un complesso di calcoli e di variabili che in sostanza fanno dipendere il suo valore dalla fiducia che in un dato momento il mondo accorda a quella moneta. La banca cioè (o il suo prestanome) a fronte di un esborso pari a 0, acquista beni reali, diamanti, oro, terreni, case, società. Inoltre, allo stato attuale, non esiste neanche una quantità di cartamoneta sufficiente a coprire tutti i conti correnti e i debiti della banche. Questo significa che se domani tutti i risparmiatori si recassero a prelevare contanti, in circolazione non ci sarebbe neanche un numero di monete sufficiente a restituire il tutto. Il denaro, in altre parole, è diventato meno che carta straccia. E’ diventato un numero scritto sullo schemo di un PC. Quindi è sbagliato dire che la banche “falliscono”. Fallimento implica l’idea di sconfitta. Sarebbe più corretto dire che la banca “termina il suo lavoro”. Quando la banca fallisce, in realtà non fallisce affatto, ma ha completato la sua opera: che è quella di acquisire beni reali a fronte della cessione di beni inesistenti. Avere un bilancio in passivo, per una banca, equivale ad avere in mano un documento con calcoli e cifre… ma avere in mano anche beni materiali di ingente valore acquistati per poter arrivare a questo buco di bilancio.
2) L’altro strumento di questa immensa operazione è stato il fenomeno delle privatizzazioni. Ci avevano detto che la provatizzazione serviva per rendere più efficiente il sistema dell’energia, il telefono, l’acqua, tutto. All’inizio ci avevamo creduto. Ma oggi abbiamo capito che non è così. Telecom è più inefficiente di prima, quando la società si chiamava SIP. Mentre l’Enel, in questi anni, ha moltiplicato gli “errori” sulla bolletta e sui contatori, che sono all’ordine del giorno e si traducono una truffa sistematica ai danni dei cittadini, con un meccanismo che prima, quando questi enti erano in mano statale, non accadeva. Per non parlare delle società di riscossione delle tasse degli enti locali, che diventano private. Cioè si affida un servizio pubblico impositivo ad un ente privato che mediante le cosiddette cartelle esattoriali pazze, incamera illegalmente milioni di euro. Come poi sappiamo, è in atto un processo di privatizzazione degli altri servizi pubblici essenziali, come l’energia e l’acqua. E chi controlla l’acqua, l'energia e il cibo, controlla il pianeta.
3. Conclusioni
Studiando il sistema bancario, si spiega la ragione dell’intoccabilità delle banche. Ecco perché nessun partito, da destra a sinistra, salvo pochissime eccezioni, ha sollevato il problema. Neanche i paladini dei poveri come Rifondazione Comunista lo hanno fatto; né i paladini del nazionalismo e della forza dello stato, lega e AN, hanno denunciato questo stato di cose. Perché la parole d’ordine della politica è occuparsi di temi solo secondari, dall’aborto ai Pacs. Ma mai, in nessun caso, occuparsi della banche (che poi significherebbe risanare il bilancio dello stato e evitare il crack economico e finanziario). Da queste leggi, e dalla situazione economica e finanziaria, si risale al gruppo Bilderberg., alla P2, alla Rosa Rossa e a tutto il resto. Rosa rossa che è il cuore del potere bancario, finanziario, e politico. E allora non ci si stupisce più del motivo per cui, ad esempio, si trova il simbolo della rosa non solo nei simboli dei partiti; ma lo stilema di una rosa, compare nel sito di una delle istituzioni bancarie più importante del mondo, Euroclear (l’ex Cedel). E non deve stupire che tale stilema, in quel sito, sia immerso nel colore rosso, che altro non è che il lago di sangue che è stato versato in tutti questi decenni per arrivare alla situazione attuale; una situazione che è stata preparata con cura nei decenni, dai politici e dai finanzieri, in un legame indissolubile in cui nessuno poteva fare a meno dell’altro, e che ha richiesto un enorme dispendio di energie affinchè il piano finale potesse realizzarsi. Infatti per arrivare ad un’operazione del genere era necessario che nessun politico potesse dissentire dal programma globale; e che tutta la grande finanza, col tempo, si fosse assoggettata ad esso. Ecco allora che i pochi politici onesti col tempo sono stati allontanati. Ecco che chiunque arrivava alla verità moriva. Ecco le stragi di stato, per poter permettere il passaggio all’attuale sistema bipolare sull’onda della paura. Ed ecco le ragioni di questo crack finanziario globale: far crollare il sistema bancario, per far perdere al denaro il suo valore, ma affinchè i beni, siano essi terreni, oro, diamanti, abitazioni, continuino a valere. E quelli sono in mano ai grandi gruppi bancari e finanziari. Se a questo crack aggiungiamo la privatizzazione di tutti i servizi pubblici, compresa l’acqua, la luce, il quadro è completo. Tutto ciò rientra nel progetto di controllo globale delle risorse: i grandi gruppi bancari e industriali, nonostante il fallimento (anzi… proprio grazie a questo) avranno in mano non solo beni materiali come oro diamanti petrolio, ma anche risorse primarie, come acqua e energia elettrica.
Riassunto per domande e risposte.
Riassumiamo il tutto con semplici domande e risposte.
1) Chi ha voluto il crack? Le grandi banche. I grandi banchieri ovverosia il vertice della massoneria internazionale. BCE, Banca D’inghilterra e Federal Reserve in testa.
2) Perché? Per arricchirsi. Loro hanno acquisito e acquisiranno beni reali, mentre perderanno solo denario, ovverosia una posta virtuale che non vale niente. Il fallimento, infatti, arricchirà queste persone, e non le indebolirà. Sono loro che hanno le materie prime.
3) Di chi è la colpa? Della politica che lo ha permesso. Dei banchieri e della finanza internazionale che in questi decenni hanno corrotto e/o ucciso tutti quelli che si sono opposti a questo progetto.
4) Quali mezzi hanno usato? Il trattato di Lisbona, l’Unione Europea, i sistemi politici bipolari (non a caso fortemente voluti dalla P2). Questi sono solo i mezzi per accentrare tutti i poteri in poche mani, e allontanare i centri decisionali del potere dalla gente. E sono uno strumento per permettere questo crack finanziario, che diversamente non sarebbe stato possibile, se la politica avesse fatto il suo dovere e se ciascina nazione avesse curato i propri interessi anziché quelli dell’Unione Europea.
5) Ma cosa c’entra la Rosa Rossa con il crack finanziario, con Cogne, Erba, e il Mostro di Firenze? La massoneria rosacrociana, per poter attuare un piano decennale come quello che si può vedere in atto, è (e non può che essere) potentissima. Se qualcuno dei suoi membri commette delitti di natura esoterica, per finalità specifiche interne all’ordine, questi vengono coperti da tutti gli affiliati all’organizzazione. Si tratta di un’organizzazione che ha il potere di unificare l’europa e poter programmare un crack finanziario che era risaputo in tutti gli ambienti; un crack cioè che è stato voluto dalla elite bancaria e finaziaria, e appoggiato dalla maggior parte dei politici al governo che sono i meri esecutori materiali di questi gruppi. Un organizzazione così ha logicamente il potere di controllare e intervenire anche nelle vicende apparentemente marginali, come i delitti di sangue commessi dai suoi affiliati. In effetti, da questo punto di vista, hanno ragione Berlusconi e Tremonti. La situazione è sana: le banche infatti, non “falliscono” se non vitualmente, ma hanno raggiunto il loro obiettivo. E, dal loro punto di vista, non c’è certo di che preoccuparsi. Chi si deve preoccupare sono solo le persone che avevano accumulato, orgogliose, quelle decine di migliaia di euro in banca. “Loro”, i potenti, comunque vada cascheranno in piedi e si rialzeranno addirittura più forti di prima, con il controllo delle risorse economiche del pianeta.
PS.
L'articolo, per essere comprensibile, è volutamente generico. Altrove, in passato, ho trattato in modo più approfondito il problema della Banca d'Italia e dei legami tra massoneria e Banca d'Inghilterra con i riferimenti legislativi precisi.http://www.altalex.com/index.php?idnot=37581 http://www.altalex.com/index.php?idnot=38143 Per il problema delle banche si possono consultare i siti http://www.signoraggio.com/, Disinformazione, e il sito di Larouche http://www.movisol.org/, che da anni anticipavano il crack finanziario che oggi è sotto gli occhi di tutti. Da anni. Ma si sa... quelli sono siti complottisti. Meglio leggere il Corriere della Sera, che è equilibrato ed equidistante, Repubblica per chi è un po' a sinistra, e il Giornale per chi è un po' a destra.

giovedì 6 maggio 2010

Il profitto è incompatibile con la Vita

Il profitto è incompatibile con la Vita

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No Profit Sì Vita

Il profitto incontrollato è incompatibile con la vita. Una società che pone il profitto ad ogni costo quale Legge al di sopra di ogni altra sceglie di vivere in un mondo senza regole dove la trasgressione alle norme di convivenza è una forma di sopravvivenza quasi obbligata. In alcuni luoghi è l’unica consentita. Una società compatibile con la vita persegue la criminalità organizzata alla stessa stregua di un’azienda che causa la morte dei propri dipendenti, dei clienti, dei vicini di stabilimento. Anche se si trattasse di uno Stato. Ma se il profitto è l’unica componente fondamentale della Società allora viene meno ogni considerazione su socialità ed umanità. Questo perché, mi ripeto, non è compatibile con la vita. Può la Salute essere governata da criteri di interesse economico personale? Il vaccino per la carie esiste ma non viene messo in commercio perché conviene più curare la malattia che prevenirla. Ma l’elenco non finisce qui. La Giustizia può essere governata da chi offre di più? Un sistema dove la Legge non è uguale per tutti si mette a disposizione di chi ha più mezzi da investire. L’Ordine Pubblico può essere governato da una logica di profitto? Pensate di si? Allora è logico che persino la Mafia ha senso ed un’utilità sociale. La Cultura può essere dispensata a suon di profitti? Allora persino i graffiti degli uomini delle caverne sarebbero più importanti per il progresso e lo sviluppo della società di quello che viene spacciato per importantissimo contributo alla formazione. In conclusione: la vita ed il profitto possono andare a braccetto? Se sono consequenziali, la risposta è si. Se il secondo è incondizionato, la risposta, ovvia, è no. La sfida del futuro, se ancora ne abbiamo uno, sta proprio in questo concetto. Il profitto deve essere compatibile con la vita se è assoggettato a quest’ultima. Tra socialdemocrazia (incompiuta) e liberaldemocrazia (incompiuta) occorre scegliere ciò che unisce i due sistemi. La verità sta nel mezzo dicevano gli antichi. La democrazia, anch’essa incompiuta, è l’unica strada percorribile. Il profitto non è un demone ma nemmeno una divinità incontestabile. La vita, relegata in un angolino, deve tornare ad essere il centro della società umana. Altrimenti c’è il baratro. E non è poi così lontano come si pensa.

martedì 27 aprile 2010

Gira a SINISTRA


(Immagine tratta da http://blog.leiweb.it/marinaterragni/files/2009/05/destra-sinistra1.jpg)
Gira a SINISTRA

L’ultima competizione elettorale sembra avere confermato che la crisi economica ha mietuto più vittime nella compagine di Centro-sinistra che non in quella del Centro-destra. Sarebbe superficiale affermare con certezza che questa è l’unica chiave di lettura della sconfitta. Occorre analizzare profondamente alcuni fattori che si sono rivelati determinanti. Il primo è quello della tendenza politica di dare un senso al bipolarismo, trasformandolo in un più agile (e americaneggiante, non dimentichiamolo) bipartitismo. Ebbene, la sconfitta del PD è assai simile alla perdita di consensi da parte del Pdl che, guarda caso, è la sua l’immagine speculare, l’altro partito-coalizione presentatosi alle elezioni. Un altro fattore che ha giocato un ruolo determinante nella débacle è stato l’apparentamento con il partito di Casini e l’accantonamento della sinistra più estrema. Un calcio ben dato alla base ed alla cultura operaia. Conosco comunisti orgogliosi, quelli fedeli alla linea per intenderci, che hanno votato Lega in questa tornata elettorale. Sino a qualche anno fa una scelta simile era impensabile. Oggi è diventata realtà. La base della sinistra chiede una politica di sinistra e premia i politici che vogliono vincere il confronto con il tanto demonizzato Berlusconi (leggasi Di Pietro) o si battono per temi concreti, comprensibili e condivisibili per la storia riformista (leggasi Beppe Grillo). Un altro fattore, non meno trascurabile, è la politica ambivalente della sinistra riformista, agli occhi della base, più attenta alle esigenze della grande industria che non di quelle della classe operaia, del piccolo commerciante o imprenditore. Proprio in questo bacino elettorale sembra abbia fatto breccia la Lega con proposte che rassicurano meglio dei proclami dei leader della sinistra (paletti all’immigrazione selvaggia, ad esempio). Forse, occorre meno sudditanza nei confronti delle Coop o della FIAT, anche a livello sindacale (visto che i rapporti tra CGIL, CISL e PD sono ancora molto forti). Nonostante le dichiarazioni degli addetti ai lavori, il PD (e il Pdl non gli è da meno, attenzione!) è ancora una formazione politica verticista. Il metodo di scelta dei candidati e la loro presentazione all’elettorato, quelle primarie tanto sbandierate in faccia agli avversari, da sole non bastano a convincere i sinistro-scettici. E, forse, nemmeno più tanto i riformisti. Un bel risultato queste elezioni lo devono raggiungere: una profonda e discussa analisi del modo di proporsi per gli anni a venire, per le prossime battaglie. L’assemblearismo deve tornare a governare le sorti della socialdemocrazia italiana. Manco a dirlo, questo concetto è in totale antitesi con la proposta del Capo dell’esecutivo che pretende di trasformare il nostro pallido Presidenzialismo in una forma di Governo più individualista (o personalista…) e per farlo ritiene doveroso che la sinistra partecipi attivamente a questo suo progetto. Il segretario del PD si è già dato disponibile al confronto. Credo sia un errore ma c’è una crisi globale da gestire. Vediamo se la trattativa porterà a risultati positivi.

Ladro chi fugge



(L'immagine è tratta da
http://www.h24notizie.com/news/wp-content/uploads/2009/06/ladro1.jpg)

Ladro chi fugge
Numerose banche dati delle maggiori imprese occidentali sono memorizzate nelle Filippine. La Swissair tiene la contabilità dei suoi servizi aerei a Bombay, in India. La società d’assicurazioni New York Life fa seguire le proprie pratiche a Castleisland, in Irlanda. Gli Ingegneri dell’Eletricité de France fanno battere la loro corrispondenza nella foresta delle Argonne. La Banca d’Italia ha una sede operativa alle isole Cayman. La Svizzera deve la sua fortuna economica e la sua fama per aver fornito rifugio ai capitali del popolo ebreo durante le persecuzioni naziste. Oggi, fa altrettanto. Per tutti. Senza distinzione alcuna. E non ci sono nazisti a perseguitare nessuno. A meno che non si consideri il Fisco un carnefice da cui difendersi strenuamente. Un’azienda che ha sede in un luogo decide di affidare settori nevralgici della propria attività ad aziende che operano in un’area geografica lontana ed il più delle volte a rischio. La globalizzazione, spacciata per un segno tangibile del progresso raggiunto dalla nostra civiltà, è un mostruoso strumento di fuga. A chi ha capitali, il denaro scotta nelle mani e non vede l’ora di depositarlo al sicuro in fresche casseforti che si trovano a mezzo mondo di distanza. Lontano dai suoi occhi ma anche dalle mani rapaci di chi vuole appropriarsene. Ancora una volta l’uomo dimostra che chi ha denti non ha pane e chi ha pane non ha denti. Chi vive al di sotto del livello minimo di sussistenza e ha bisogno di denaro non ce l’ha e non ne può godere. Quella piccola elite che denaro ne ha più che in abbondanza non lo utilizzerà mai nemmeno se vivesse 50 vite. Pensate se si potesse imporre ad un nababbo con un patrimonio stimato di 50 miliardi di Euro, di spenderlo tutto. Il sistema capitalista, a differenza di quello liberista, premia l’accumulo di capitale indipendentemente da come esso si sia formato. Paradossalmente, il latrocinio e l’inosservanza della Legge sono parti fondanti di questo tipo di società e non un aberrante incidente di percorso.

domenica 14 marzo 2010

PRIVACY=INTERESSE PRIVATO


Immagine tratta da http://immagini.p2pforum.it/out.php/i5835_SloganPosteItaliane.jpg

PRIVACY=INTERESSE PRIVATO

L’impostazione data alla Legge sulla Privacy è del tutto singolare. Capita, in ogni città, di trovare delle targhe affisse all’esterno di condomini, ben visibili, molto vicine ai campanelli. Su di esse si può leggere che “questo condominio non intende ricevere pubblicità in buca e diffida chiunque a deporla in nome di una legge di cui si citano i riferimenti giuridici. Basta dunque un’idea di questo genere a mondare la nostra posta di ogni velleità commerciale? Penso proprio di no. E ve lo posso provare. Chiunque può recarsi in un ufficio postale e comperare questo servizio dalla società che, ormai, è diventata monopolista del settore. Otterrà buste, lettere, compilazione, spedizione e… sì, tenetevi forte, anche i nominativi di un numero di abitanti a scelta tra vari tipi di pacchetti. Voi vi chiederete: ma è legale vendere etichette con nome, cognome, indirizzo civico relativo ad un cittadino? Non lo so. Certo, siamo di fronte ad una strana incongruenza. Se vogliamo trovare un elenco completo della popolazione di un paese non possiamo ottenerlo con le pagine bianche cartacee o in formato elettronico (non tutti gli abitanti possiedono un telefono e non tutti hanno espresso pieno consenso all’utilizzo dei dati sensibili). Le poste italiane rimangono gli unici detentori di questi nominativi. E si fanno pagare per questo servizio. E anche bene. La Privacy? Un concetto di libertà mediante il quale si è dato vita ad un monopolio. Che di libero non ha proprio nulla.

lunedì 22 febbraio 2010

Down, Facebook e la tolleranza zero.


Down, Facebook e la tolleranza zero.
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http://static.technorati.com/09/11/25/1845/Facebook-Down---Twitter-Search.jpg
Ma davvero ci si stupisce che nasca su Facebook un gruppo chiamato «Giochiamo al bersaglio con i bambini down», che contava attorno alle 19 di domenica oltre 1300 iscritti? Beh, allora siamo degli ipocriti o abbiamo il prosciutto sugli occhi. Basta guardare cosa succede in alcune classi di alcune scuole (non generalizzo, sia chiaro). Insegnanti che non riescono ad insegnare, studenti con i piedi sul banco, mp3 nelle orecchie e Dio solo sa cos'altro. Bisogna aggiungere anche ciò che avviene per le strade: automobilisti indisciplinati e tutto ciò che questo comportamento provoca. E poi, come se non bastasse, al minimo rimprovero, sul banco degli imputati si mettono i maestri o i professori. I genitori non accettano che il loro "figliolo" subisca un "torto così grave" da una persona non della famiglia. La mancanza di rispetto per gli altri permea la nostra società e non ci si può nascondere dietro a dei numeri. Quelle 1300 persone iscritte al gruppo di Facebook possono rivelarsi ragazzi apparentemente innocui e di buona famiglia. Saremo disposti a correggere adeguatamente questa "sciocchezza" compiuta su Facebook adottando una tolleranza zero? E se questi ragazzi ci rimproverassero che in fondo noi stessi non siamo immuni da colpe perché abbiamo commesso sciocchezze, ai loro occhi, assai simili? Beh, torno a ripetermi. Il degrado che ha portato alla formazione di quel gruppo di Facebook ha radici lontane ed è figlio della nostra precisa volontà di: non accettare responsabilità; non accettare alcun tipo di autorità. Per realizzare la tolleranza zero non bisogna chiamarsi Rudolph Giuliani. Occorre solo coerenza. Ne avremo abbastanza? Coraggio. Proviamoci.

Circoscriviamo Pinerolo


Circoscriviamo Pinerolo
Immagine tratta da http://www.traunstein.de/index/verwalt/partner/Pinerolo.JPG
Pinerolo è una cittadina della cintura torinese che conta, all’incirca, 38 mila anime. Il doppio di Saluzzo che si trova in provincia di Cuneo. La differenza è che i saluzzesi si godono la loro città. I pinerolesi no. La sera, terminato il lavoro, la gente esce per andare a Torino o a Saluzzo. Questa abitudine, ho avuto più volte modo di dirlo è dettata dal fatto che i cittadini non sentono alcun legame con la città perché non è loro. A governare Pinerolo sono quelle quattro o cinque famiglie che determinano l’andamento degli affari, della politica, dello stile di vita. Non a caso, la cittadina del torinese vive un momento di profonda depressione economica. Le grandi aziende se ne sono andate o lo stanno facendo. La città langue. Una grossa mano a scendere nel baratro della crisi di identità la danno le politiche amministrative sempre più attente al centro della città (la piazza del Municipio, s’intende) e meno alle zone limitrofe. Sette chilometri quadrati, 38 mila abitanti, commercio, artigianato, tutto viene messo in mostra in quella modesta porzione di terra che è Piazza Vittorio Emanale. Persino la tappa del Giro d’Italia deve concludersi nella zona dei Portici nuovi. Qualunque manifestazione venga organizzata non esce da questo circolo vizioso. Eppure, a Torino, con le circoscrizioni, si sono ravvivati interi quartieri ed è aumentata l’affezione e l’orgoglio della gente per la città. Perché non si può fare altrettanto a Pinerolo? La domanda va posta a chi ha voce in capitolo.

mercoledì 3 febbraio 2010

Sper…però…


(Immagine tratta da
http://www.nonsprecare.it/public/img/articoli/352.jpg)
Pagare le tasse è legittimo. Chiudere i conti dello Stato in positivo è altrettanto auspicabile. Ciò che proprio non mi va giù e ad esso non mi abituerò mai è che esistano cittadini di serie A e tutti gli altri siano da considerarsi di serie B. Mi riferisco al comportamento che lo Stato adotta nei confronti dei suoi dirigenti di nomina politica. Esistono figure professionali a livello provinciale, regionale, nazionale, che hanno uno stipendio di migliaia di Euro al mese per svolgere mansioni dirigenziali ma che agiscono con un mandato temporale. In altre parole hanno bisogno di un rinnovo per continuare a rimanere in carica. Capita che, cambiando la fisionomia politica dell’Ente pubblico che ha fornito l’incarico, questi dirigenti vengano messi da parte e sostituiti con altri. Ebbene, proprio qui sta l’inghippo. Lo Stato liquida gli ormai ex-funzionari con una liquidazione cospicua perché “essi dovranno reintegrarsi nel mondo lavorativo”. Posto che chiunque abbia uno stipendio di importo superiore al 500% del cosiddetto livello di povertà non può avere problemi a trovare un impiego. Deve solo gestire saggiamente le sue finanze. Il problema è che nel privato accade che i dipendenti che vengono licenziati a malapena ricevano la liquidazione. Figuriamoci quale speranza hanno di trovare un nuovo posto di lavoro. Sono cittadini di serie B. Lo Stato sostiene di non poter intervenire in favore dei tanti neodisoccupati perché gli mancano i fondi per farlo. La colpa, si dice, è dell’evasione fiscale. Vero. Probabilmente, questo serio problema impedisce ai governi di attuare una importante politica di equilibrio e armonizzazione del reddito. Credo, tuttavia, che un cospicuo aiuto possa venire da una generale calmierazione degli stipendi dei dirigenti (pubblici e privati). Un esempio in tal senso è arrivato dal Presidente degli Stati Uniti Obama che dopo aver aiutato le aziende del suo Paese a risollevarsi dalla crisi ha criticato le stesse, colpevoli di aver deciso di ripartire dividendi e bonus ad azionisti e dirigenti. Il succo della crisi sta proprio qua. Finchè non si armonizza il capitale non si potrà uscire dal tunnel nel quale siamo entrati. Non ho sentito alcun politico (di destra, centro o sinistra) definire immorali i privilegi e gli sperperi del suo settore con lo stesso coraggio che ha avuto Obama. Nel nostro Paese gli amministratori contano ancora più dei proprietari e i piccoli interessi di bottega più del senso civico nazionale. Pagare le tasse è legittimo. Sarebbe anche giusto usare con sobrietà il denaro ricavato, almeno per rispetto di chi è meno fortunato.

SELF-MADE-NON


(Immagine tratta da http://www.fundingfreedom.com/images/bobbiecarlyle2.jpg)
Un tempo gli Stati Uniti erano il faro economico del mondo occidentale. Qualunque cosa importante nasceva in America prima che in qualunque altro Paese del mondo. L’emblema, la bandiera storica che questo Paese sventolava sulla testa di tutti i suoi potenziali rivali era quella del SELF-MADE-MAN, l’uomo che si era fatto da sé. Con questa locuzione veniva inteso denominare quella mentalità tutta anglosassone di creare sistemi economici che davano l’opportunità di arricchirsi a chiunque, anche se partiva da umili origini. Serenamente ed obiettivamente, questo concetto non è stato tradito molto spesso. Fino a poche decine di anni fa. Oggi è quasi impossibile per un americano che viene dai bassifondi fare fortuna in modo legale. La battaglia persa dal self-made-man è stata vinta dalle Corporation. La globalizzazione ha fatto il resto. Per il timore dello spauracchio europeo, con l’era Clinton, gli Stati Uniti hanno favorito l’espansionismo cinese e indiano ed oggi arrancano in un economia che non riescono più a governare perché non la comprendono più. La loro principale ricchezza, come detto, è sempre stata l’iniziativa privata, l’individualità del singolo che era in grado con un’idea, con il proprio lavoro, con la fortuna (perché no) di essere d’esempio per gli altri. Oggi, la ricchezza è diventata come l’energia. “Non si crea e non si distrugge”. Le posizioni sociali raggiunte costringono tutti all’interno di una stretta cerchia economica che sa tanto di “casta” indiana. La Corporation è formata da un insieme di soci è questo potrebbe sembrare una rivisitazione del concetto dell’uomo che si è fatto da sé. Non è così. In un mercato selettivo e lobbista come quello di oggi, governato dal capitalismo mondiale, i protagonisti sono sempre gli stessi. E lo saranno ancora per molto tempo. Almeno fino a quando un SELF-MADE-MAN non deciderà di rinverdire le gesta di un tale Ned Ludd che è passato alla storia per aver tentato di fare una rivoluzione contro il progresso, la tecnologia. Attendo con impazienza quel giorno.

lunedì 25 gennaio 2010

Cina-India contro resto del Mondo


(Immagine tratta da https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixwEPC3Bk-phIzWxoAhgc8S4scChfsn-oCWfYj_MtQLLOTGTLBiiHMuT1wA4D3RWSm917bUyX91goJKPlJdsF7TqrrQ6NALjBLaKGjv_SvTCbwQx5k_3fyM8J1x74l5FJkLK0frB3mpKg/s400/asian_Dragon_and_ying_yang.jpg)
Cina-India contro resto del Mondo
Il Drago cinese e l’Elefante indiano sono i nuovi motori dell’economia mondiale. L’Asia, che aveva perso il Giappone quale sicuro primattore in grado di condizionare i mercati, ha acquistato due giganteschi propulsori. Quest’ultimo aggettivo non è usato a sproposito. I due colossi asiatici, in barba alle conquiste sindacali ottenute dagli operai europei e statunitensi, hanno rispolverato il concetto di proletariato, stanno conquistando enormi fette di mercato con la forza del numero dei propri cittadini, del livello inversamente proporzionale del loro salario nonché della sicurezza nel posto di lavoro. Oggi non c’è quasi alcun prodotto che non abbia almeno un componente che viene dalla Cina o dall’India. Le aziende europee e statunitense stanno spostando le proprie linee di produzione in questi due Paesi allo scopo di ridurre i costi e aumentare i profitti. Mi sta bene. Se un’azienda multinazionale qualsiasi è guidata da un ottuso manager che ha bisogno di dare trimestralmente al proprio Consiglio di Amministrazione un utile immediato senza alcuna previsione di più ampio respiro allora è giusto che le fabbriche europee e americane chiudano in favore di quelle cinesi ed indiane. Ebbene esse hanno vinto la battaglia commerciale. Occorre ammettere che è giunto il momento di alzare bandiera bianca. Noi siamo pronti ad arrenderci. Non siamo disposti a cancellare quanto di buono sono riusciti a conquistare i nostri padri ed i padri dei nostri padri. In questa sleale concorrenza vorrei che tutti noi smettessimo di lottare per le briciole di pane che stiamo con molta fatica cercando di dividerci. Non possiamo competere suicidando le nostre idee ed il nostro stesso modo di essere. Avete vinto cari manager ottusi e corrotti. Avete vinto cari cinesi, cari indiani. Noi abbiamo deciso di lasciarvi campo libero. Vorrei solamente farvi notare una cosa: se volete produrre da soli gli oggetti della società dei consumi che noi abbiamo creato perché questi ultimi non ve li comperate da voi? Quando le nostre aziende chiudono i propri stabilimenti in Europa e trasferiscono le produzioni in Cina o India portano nei vostri due paesi ingenti somme di denaro. Cioè proprio quelle che servono agli operai ed agli impiegati che si trovano a spasso, su una strada, per acquistare quello che state facendo con così tanto disprezzo per le nostre culture. Niente di personale ma non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Solo uno stolto può pensare che esportare senza importare, negare i diritti internazionali dei lavoratori e le più elementari forme di controllo della qualità dei prodotti, siano concetti alla base di un sistema che possa durare all’infinito e la crisi che attanaglia l’Europa ne è una decisa conferma. Perciò, e qui lo ripeto senza vergogna, tenetevi quello che avete fatto con così amorevole cura e preparatevi ad accogliere nelle vostre frontiere quel miliardo di nuovi poveri che avete saputo creare. In questo non vi siete dimostrati meglio di noi.

mercoledì 20 gennaio 2010

La tassa sull'inquilino.


La tassa sull'inquilino.
(L'immagine è tratta da http://filcusum.files.wordpress.com/2009/05/tasse.jpg)
E’ curioso come l’incoerenza del Fisco sia recepito come assoluta normalità. Tutti conoscono la differenza tra Imposte e Tasse e come queste ultime siano pagate dai cittadini a fronte di un servizio erogato dallo Stato. Io non capisco con quale criterio possa esistere la Tassa di Registro da pagare in egual misura tra conduttore e locatore di un immobile. Il primo, per intenderci, paga l’affitto di una casa e non ha bisogno di un servizio da parte di chicchessia. Il secondo ottiene un profitto dalla cessione temporanea del possesso di un bene. La logica direbbe che dovrebbe essere il locatore a sostenere il peso del balzello. Così non è e, in barba alla legge, il più delle volte avviene che tale tassa viene interamente pagata dall’inquilino, per ricatto o per disinformazione. Gli stessi bolli da apporre al contratto di registrazione sono a carico del locatario. Anche in questo caso non se ne capisce il nesso. Come ho già detto la tassa nacse a fronte di un servizio che lo Stato fornisce ai cittadini ma nel caso della Tassa di Registro qual è? In realtà il servizio di catalogazione dei contratti immobiliari serve al Fisco per determinare con più precisione l’esistenza di introiti economici da parte di cittadini proprietari di immobili. A maggior ragione non è comprensibile:
-perché un cittadino paga una tassa per il suo controllo
-perché questa tassa dovrebbe essere pagata dall’inquilino che ha meno vantaggi di tutti. L’unica spiegazione plausibile, anche se in questo caso ci si sta arrampicando sui vetri, è che lo Stato coinvolga volutamente gli inquilini nel controllo dei proprietari di immobili. Se non ci fosse l’obbligo di registrazione per entrambe le figure giuridiche probabilmente il locatario non “sentirebbe” l’esigenza di regolarizzare la sua posizione. A maggior ragione, quindi, l’inquilino che svolgerebbe in nome e per conto dello Stato un servizio non dovrebbe pagare alcuna tassa e, anzi, dovrebbe ricevere un emolumento. Come sappiamo, invece, le cose non stanno così. In conclusione, la tassa che si paga all’Ufficio del Registro è più simile ad un’imposta indiretta (l’IVA, per intenderci) che non una vera e propria tassa, eppure, ci passa davanti agli occhi tutta l’incoerenza del Fisco e “registriamo” il fatto come assoluta normalità.

Chi sono i cani?


(Immagine tratta da
http://www.bufobufo.org/images/2006/caniCina.jpg)
Chi sono i cani?
A Baudenasca, limitatamente al nostro caso personale, sembrerebbe che non si amino i cani. Io e mia moglie abbiamo tre splendidi cani. Ogni giorno li portiamo a passeggio e regolarmente raccogliamo i bisognini da terra. Nonostante si sia fatto il nostro dovere seguendo il giusto rigore della legge ci è capitato di scontrarci con l’imbecillità di alcune persone in un modo che ritengo doveroso riferire. Quest’estate, una sera come tante altre, in uno dei nostri soliti giri con quadrupedi al guinzaglio, il mio cane ha fatto i bisognini e prima che potessimo prendere il sacchetto e raccoglierli ci siamo sentiti apostrofare da un abitante del centro della frazione pinerolese. “Perché non li fate a casa vostra”? Forse, queste erano delle parole di benvenuto ma per fortuna i cani non comprendono la nostra lingua altrimenti anche il mio Ringo avrebbe avuto certamente da ridire. Il secondo fatto increscioso è legato a questo primo episodio. Un condomino del nostro stesso caseggiato si è sfogato con noi perché il nostro cane fa i propri bisognini nella nostra porzione di cortile (regolarmente recintata) e solamente verso sera, quando io e mia moglie abbiamo terminato di lavorare, possiamo andare a pulire. “Se non siete in grado di tenere un cane è bene che ve ne liberiate”. Per sostenere questo concetto ci è stata fornita copia del regolamento di condominio. Chiunque ha un po’ di dimestichezza con il Diritto sa che nessun contratto tra privati può andare contro una Legge Nazionale. Nessun regolamento di condominio può impedire ad un proprietario di cane di tenerlo con sé purché non disturbi in modo determinante i diritti degli altri condomini. Il mio cane non abbaia e quindi non impedisce il sonno ad alcuno, inoltre, non rompe o sporca le proprietà altrui. Se il bisognino puzza (e in un cortile aperto di più di un centinaio di metri quadri voglio vedere come ciò possa dare realmente fastidio) ritengo che sia assai meno pericoloso del fumo di sigaretta che proviene (ma guarda un po’…) dal balcone di questo condomino e invade la scala comune. Abito da pochi mesi a Baudenasca e qui ho visto mucche, cani, gatti, uccelli e persino delle volpi. Quello che non sapevo era che gli animali erano altri.

O.B.A.M.A. (Ogni Banca Americana Mi Adora)


(Immagine tratta da
http://www.ilgiornale.ch/Joomla/images/stories/Maggio2009/Obama.jpg)
O.B.A.M.A. (Ogni Banca Americana Mi Adora)
Credevo che l’orrore in economia avesse dei limiti. Mi sbagliavo. Quando mi convinco che i nostri governanti ed economisti abbiano toccato il fondo ecco che li vedo scavare per scendere ancora più in basso. Alcuni giorni fa ho letto che il Presidente Obama si ritiene soddisfatto perché la sua politica ha convinto gli americani, considerati i cittadini più spendaccioni al mondo, a risparmiare. Questa notizia mi ha inorridito e non perché penso che il risparmio sia una cosa disdicevole. Anzi, credo che una saggia gestione delle proprie finanze sia un obiettivo alla portata di molti e da ricercare costantemente. Quello che proprio non mi va giù è che passi il concetto che la crisi attuale sia da imputare ai cittadini che non hanno risparmiato o che per uscire dalla stessa occorre rifinanziare le banche. E a farlo, naturalmente, dovranno essere i cittadini. La crisi mondiale è una crisi del sistema economico capitalista che non può reggere senza che si faccia una seria pulizia delle anomalie del mercato (monopoli, duopoli, oligopoli, posizioni dominanti, ecc.). Gli interventi dei politici che vogliono diventare Statisti di fama mondiale debbono necessariamente essere rivolti a ristabilire una competizione paritaria, concetto che si può realizzare unicamente con una riforma della Legge Antitrust. Come possiamo sperare di uscire dalla crisi creata dalle banche e dalla loro disinvolta gestione del credito aumentando i fondi a loro disposizione? Si può far comprendere a qualcuno i propri errori dandogli un premio? Sono convinto di no. Eppure, i nostri governanti stanno permettendo alle corporation di farci pagare il peso della crisi che se non sarà corretta si ripresenterà peggiore di prima. L’ultima novità in fatto di trust è l’informazione a pagamento su Internet. Pare stia passando la linea Murdock (che non mi pare abbia una modesta quota nel commercio del settore) e perciò il mercato verrà presto inondato di prodotti in grado di fornire notizie giornalistiche e ebook naturalmente a pagamento. La libertà di contenuti del web sarà uniformata al mercato dei capitali. Complimenti a chi permetterà al più ricco e potente magnate di rendere controllabile uno strumento che fino ad oggi era di tutti e a disposizione di tutti. Forse è per questo che Obama è contento di se stesso. Gli americani stanno risparmiando i soldi che domani dovranno dare a Murdock e a tutti gli altri imprenditori dell’informazione. Con buona pace delle Banche…

mercoledì 6 gennaio 2010

Il Fisco e la “spagnola”


Il Fisco e la “spagnola”

(Immagine tratta da http://studentiunivr.files.wordpress.com/2008/04/fisco01g-thumb1.jpg)

Può anche starmi bene che il Fisco si comporti come il braccio armato di una politica esosa ed inutilmente costosa. Quello che non posso sopportare è la continua violazione delle più normali Leggi alla base della democrazia. Una di esse, forse in assoluto la più importante, è quella che determina la parità dei cittadini davanti alla Legge. In ogni processo un reato imputato ad un soggetto va verificato e la verità appurata. Mi correggo, ciò non avviene per tutti i processi. In quelli a carattere tributario, ad esempio, è sull’imputato che grava l’onere di provare la propria innocenza. Il rapporto esistente tra giudicante e giudicato viene rovesciato. Anziché istituire un processo in cui chi accusa deve argomentare con prove la propria tesi, si assiste all’operazione inversa. Lo Stato che governa i cittadini non si pone al loro stesso livello. Di fatto, stravolge il concetto di Giustizia rendendola vuota e priva del suo naturale significato. Il sistema che adotta il Fisco nei confronti del cittadino è quello della presunzione. In parole povere è come se dicesse all’imputato “penso che tu sia colpevole. Dimostrami il contrario”. Nella storia dell’uomo un simile comportamento indegno di una civiltà progredita è stato proprio del periodo della caccia alle streghe, della Santa Inquisizione. Bisogna ritornare al Medioevo per assistere ad un simile comportamento antidemocratico. E come allora, un tale comportamento serviva a nascondere volontà di prevaricazione, autoritarismo, inefficienze. Il tempo passa, i difetti dell’uomo restano.

martedì 5 gennaio 2010

Non è un mondo per vecchi


Non è un mondo per vecchi

Immagine tratta da http://www.naglieri.com/Vecchi.jpg

La società moderna è anziana nel modo di pensare, nell’accogliere le novità e le istanze provenienti dal mondo giovanile, nell’età anagrafica e il ricambio generazionale. L’età media degli individui è aumentata e questo è stato salutato come un grosso risultato del progresso. E’ vero. L’aumento degli anni di vita e delle aspettative deve essere visto, sempre, come qualcosa di positivo. Negativo è il fatto che i giovani riescano ad entrare nel mondo del lavoro sempre più tardi. Non è nemmeno lontanamente considerabile umano l’aumento costante del numero degli anni di lavoro che occorre avere a disposizione per poter accedere alla sudata pensione. Eppure, chi dirige invecchia sempre di più. E’ assolutamente indecente vedere che a capo di aziende, banche, istituzioni pubbliche o partiti politici e cariche istituzionali vi siano individui non certo di primo pelo. E’ ora di dir basta a questi ottuagenari soloni (spesso rimpinzati di coca) che comandano la vita dei giovani. Credo sia arrivato il momento giusto per mandarli in pensione. E quando diventeranno vecchi anche loro è giusto che si aprano le porte del riposo dal mondo del lavoro. Si, perché nella storia umana gli errori delle società dei vecchi sono stati corretti da rivoluzioni fatte dai giovani. Oggi più che mai c’è bisogno di gagliarda, intraprendente e risoluta gioventù. Chissà se riuscirà a staccarsi dal fascino della playstation, a mollare le menate ed a mettersi a lottare…

venerdì 1 gennaio 2010

E se il nazismo non avesse mai perso la guerra?


Immagine tratta dal sito
http://www.ladestra.info/public/wordpress/wp-content/uploads/2009/01/auschwitz.jpg

E se il nazismo non avesse mai perso la guerra?

Molti storici si sono chiesti che cosa sarebbe successo se il manipolo di pazzi che ha messo a ferro e fuoco l’Europa dalla fine degli anni ’20 per quasi un ventennio avesse stroncato la resistenza e l’assalto americano. Probabilmente, la libertà, così come la concepiamo, sarebbe violata, negata, segregata. Ogni forma di resistenza verrebbe spenta sul nascere da un rigoroso sistema di controllo delle masse che si ispira alla più alta forma di obbedienza al proprio leader. Ognuno ha fatto delle ipotesi su questo ipotetico scenario lasciando galoppare la fantasia. Questo perché la resistenza e gli americani hanno vinto la guerra. I criminali nazisti sono morti. I superstiti sono stati processati, sono fuggiti e si sono nascosti o si sono suicidati. Questo è ciò che dice la storia. Il sistema nazionalsocialista, le SS, la Gestapo, la Wermacht, il Kaiser, sono scomparsi per sempre dalla faccia della Terra. Oppure no? Chi è che è pronto a metter la mano sul fuoco che la maledetta ideologia nazista non sia penetrata in vasti strati della società capitalista ed abbia continuato a fare proseliti? Chi può giurare che le società segrete di stampo “cavalleresco”, perdonatemi la sottile ironia, non siano la naturale evoluzione degli organismi e dei sistemi operativi che ha reso drammaticamente celebri gente come Goebbels o Himmler? Come scrive Tomatis Pier-Giorgio nel suo romanzo GATELAND “la dittatura peggiore è quella invisibile”. Ha ragione. La naturale evoluzione del nazismo, credo, sta proprio qui. Avendo capito che il punto debole del Terzo Reich era la “fisicità”, la riconoscibilità, gli eredi di questi criminali hanno manipolato la società umana indirizzandola verso un sistema di controllo delle masse che è “incorporeo” (invisibile, appunto). Un soldato della Wermacht lo si poteva uccidere quando lo si vedeva, i nuovi padroni della Terra no. Non si sa chi siano ma muovono le fila di noi burattini inconsapevoli condizionando l’informazione, l’economia, la politica, le religioni, la medicina. Siamo dunque così sicuri che ci siamo sbarazzati per sempre degli eredi di Adolf Hitler?

Salvate il soldato Ryan


(L'immagine è tratta dal sito http://www.caffeeuropa.it/images/145/piave2.jpg)
Salvate il soldato Ryan
Vedere la Storia dell’uomo ripetersi fa male. Ciò che è accaduto nel recente passato, e sta purtroppo continuando nel presente, non è troppo diverso da quanto è stato scritto sul periodo coloniale delle nazioni europee. L’ultima frontiera del capitalismo puro è sempre la guerra, l’accaparramento coercitivo, forzoso, violento e vigliacco, delle materie prime per alimentare il suo sistema malato ed incapace di sopravvivere a se stesso. Infatti, l’economia, mondiale o locale che sia, che si basa sul possesso e l’accumulazione di capitale non ha bisogno di consumatori intelligenti ma di soldati. L’obiettivo della guerra è quello di ottenere materie prime e posizioni strategiche che il mercato nega, in modo del tutto naturale, a chi cerca di aggirarne le leggi. I soldati dell’economia globale finiscono col battersi per mantenere lo status quo, con gli stessi interpreti, possibilmente nelle medesime posizioni. Il progresso sociale ed evolutivo viene così accantonato e dimenticato in nome di egoismo ed interesse personale. I ricchi, pochi, comandano e dispongono dei poveri, molti. Eppure, quando la Borghesia ha soppiantato la Monarchia ha suscitato speranza. La Rivoluzione Francese era ispirata a principi umanamente ed unanimemente condivisibili: Libertà, Uguaglianza e Fraternità. In quell’epoca sono cadute teste, è stato versato molto sangue. Da allora intere generazioni hanno lottato e trasmesso idee, dottrine e convinzioni. Dove sono finiti i risultati di questa rivoluzione? Sono crollati davanti allo strapotere delle Compagnie, Corporazioni e Società Segrete. Tuttavia, il demerito più grosso è nostro. Se tacciamo, chiniamo la testa, ci nascondiamo e rinneghiamo i valori della Rivoluzione Francese stiamo vestendo, ogni giorno, un elemento in più dell’uniforme da soldato che i pochi (ricchi) hanno confezionato per noi. E possiamo star certi che l’ultima missione che ci verrà ordinato di affrontare sarà suicida. Quando la Storia si ripete sono sempre gli uomini a morire.