lunedì 17 gennaio 2011

Satan's Womb/L'utero di Satana


Pier Giorgio Tomatis, Satan's Womb/L'utero di Satana, 10,00€
Nicholas Marshall subisce una serie di attentati dai quali salva a stento la sua vita. Decide di fuggire da Portland per recarsi al Satan's Womb e qui trovarvi protezione. La struttura, un'enorme costruzione edificata all'interno di Mount Withney, offre rifugio ed ogni sorta di divertimento. Dopo un primo periodo di euforia, il protagonista del romanzo si renderà conto di essere capitato in un luogo dove la sua vita varrà molto poco. Lo salverà l'amore...finchè dura.

domenica 16 gennaio 2011

Enfante terrible (di Pier-Giorgio Tomatis)


Enfante terrible (di Pier-Giorgio Tomatis)
Ed. HOGWORDS
EAN: 9788897032021
Euro 10,00
Marina era bella, intelligente, benestante. Viveva in una cittadina di provincia dove i rapporti umani sono tutto. Lei aveva un solo difetto. Si eccitava con la sofferenza ed aveva trovato il posto migliore del mondo per divertirsi: una fabbrica della RTF.

martedì 14 dicembre 2010

Mi rifiuto...


Immagine tratta dal blog http://ncmmd.blogspot.com/2010/04/rifiuti-zero-costi-zero.html
Mi rifiuto...
Quando parliamo di rifiuti, abbiamo l'immagine della società moderna. Con le sue contraddizioni nella corsa al massimo benessere, nella sua attitudine a misurarlo sulla base dei "consumi". E nella sua sempre più evidente insostenibilità. Tanto bene ci siamo calati in questo sogno per cui tutto ciò non debba finire mai, che spesso è fastidioso sentirselo ricordare: ci troviamo ormai sommersi dai rifiuti con un inquinamento estremamente diffuso nell'aria, nella terra e nell'acqua e alla vigilia di una crisi energetica dovuta all'aumento dei costi delle risorse (sempre più aquirenti che ambiscono alla loro fetta di "benessere" e materie prime che per forza di cose sono limitate).

Ma invece di pensare a come invertire questo processo autodistruttivo, stiamo a litigare su quanto ci resta ancora: 20 anni, 50 anni di consumi sfrenati... "Ma chissenefrega! Per noi ne abbiamo ancora per un bel po', in futuro una soluzione la troveranno...".

E allora ecco il paradosso della modernità in tutta la sua forza: montagne di scarti irrecuperabili sorgono ai margini dei nostri insediamenti urbani, delle nostre città "civili" e ci sembra normale bere l'acqua in bottiglie di plastica, comperare merendine il cui imballo vale quanto il contenuto (ma molto di più in termini di danni ambientali), usare e gettare, usare e gettare... E ancora, bambini e poveri di tutto il mondo si riuniscono in enormi discariche (di rifiuti provenienti dai paesi "civili") per differenziare e recuperare quello che non abbiamo fatto noi! E che per noi è uno scarto.

Non si tratta di salvare il mondo, qui dobbiamo salvarci da noi stessi!!! Qualcuno è disposto a rimettersi in gioco per ripensare un mondo diverso? Chi accetta la sfida?

lunedì 29 novembre 2010

John Kennedy energy revolution


John Kennedy energy revolution
Quando il primo uomo mise piede sulla Luna questo definì una generazione. Con l’inizio del nuovo millennio dobbiamo affrontare una sfida più grande. I cambiamenti climatici minacciano la nostra stessa esistenza. Quali altri disastri convinceranno i leader del mondo che le attuali tecnologie, che sfruttano le energie rinnovabili, offrono l’ultima speranza per il futuro sostenibile? Parole vuote e decisioni senza spina dorsale hanno fallito. Ora è il tempo di una rivoluzione energetica. Guarderemo negli occhi i nostri bambini dicendo loro che avevamo la possibilità ma c’è mancato il coraggio? Guarderemo negli occhi i nostri bambini dicendo loro che avevamo la tecnologia ma c’è mancata la visione? Oppure guarderemo negli occhi i nostri bambini e diremo loro che abbiamo affrontato la sfida e che ci siamo battuti, ci siamo battuti per la rivoluzione energetica?

domenica 17 ottobre 2010

JFK: queste parole hanno armato i suoi assassini


JFK: queste parole hanno armato i suoi assassini
«La parola segretezza è in sé ripugnante in una società libera e aperta e noi come popolo ci opponiamo storicamente alle società segrete, ai giuramenti segreti, alle procedure segrete. Abbiamo deciso molto tempo fa che i pericoli rappresentati da eccessi di segretezza e dall'occultamento dei fatti superano di gran lunga i rischi di quello che invece saremmo disposti a giustificare. Non c'è ragione di opporsi al pericolo di una società chiusa imitandone le stesse restrizioni. E non c'è ragione di assicurare la sopravvivenza della nostra nazione se le nostre tradizioni non sopravvivono con essa.

Stiamo correndo un gravissimo pericolo, che si preannuncia con le pressioni per aumentare a dismisura la sicurezza, posta nelle mani di chi è ansioso di espanderla sino al limite della censura ufficiale e dell'occultamento. Non lo consentirò, fin dove mi sarà possibile. E nessun membro della mia Amministrazione, a prescindere dal suo alto o basso livello, civile o militare, dovrebbe interpretare queste mie parole come una scusa per imbavagliare le notizie, soffocare il dissenso, occultare i nostri errori o negare alla stampa e al pubblico i fatti che meritano di conoscere.

Chiedo però a ogni editore, a ogni direttore e a ogni giornalista della nazione di riesaminare i suoi stessi parametri e di riconoscere la natura del pericolo che corre il nostro Paese. Solitamente, in tempo di guerra, il governo e la stampa si sono uniti nel tentativo, basato principalmente sull'autodisciplina, di impedire divulgazioni non autorizzate al nemico. In tempo di chiaro ed effettivo pericolo i tribunali hanno confermato che persino i diritti garantiti dal Primo Emendamento debbano sottomettersi alla necessità pubblica di sicurezza nazionale.

Oggi non è stata dichiarata alcuna guerra e, per quanto violento possa essere lo scontro, potrebbe non essere mai dichiarato nel modo tradizionale. La nostra qualità della vita è in pericolo. I nostri nemici dichiarati proliferano in tutto il globo. La sopravvivenza dei nostri amici è in pericolo. Tuttavia, non è stata dichiarata alcuna guerra, nessun esercito ha oltrepassato un confine, nessun missile è stato lanciato. Se la stampa aspetta una dichiarazione di guerra prima di imporsi l'autodisciplina delle condizioni di guerra, posso solo dire che nessuna guerra ha mai rappresentato una minaccia più grande alla nostra sicurezza. Se state aspettando un reale ed effettivo pericolo, posso solo dire che il pericolo non è mai stato più reale e la sua presenza non è mai stata più incombente.

È necessario un cambiamento di punto di vista, di tattiche, di finalità da parte del governo, della gente, di ogni uomo d'affari o leader sindacale e di ogni giornale.

Poiché siamo osteggiati in tutto il mondo da una cospirazione monolitica e spietata che si avvale principalmente di mezzi occulti per espandere la propria sfera di influenza attraverso l'infiltrazione piuttosto che l'invasione, la sovversione piuttosto che le elezioni, l'intimidazione piuttosto che la libera scelta, la guerriglia notturna piuttosto degli eserciti diurni. È un sistema che ha investito molte risorse umane e molti materiali nella costituzione di una macchina efficientissima e perfettamente oliata che combina operazioni militari, diplomatiche, d'intelligence, economiche, scientifiche e politiche.

I suoi preparativi non vengono resi pubblici, ma occultati. Ai suoi errori non vengono dedicati i titoli di testa, ma vengono nascosti. I dissidenti non sono elogiati, ma messi a tacere. Nessuna spesa viene messa in questione, nessuna indiscrezione pubblicata, nessun segreto svelato. In poche parole, la Guerra Fredda viene portata avanti con una disciplina di guerra che nessuna democrazia si augurerebbe o desidererebbe mai di eguagliare. Ciò nonostante, ogni democrazia riconosce le restrizioni necessarie alla sicurezza nazionale e resta da stabilire se tali limitazioni debbano essere osservate più rigorosamente nel caso di un attacco di questo tipo, come anche di una reale invasione e forse non ci sono consigli da dare.

Forse non c'è risposta al dilemma che una società libera e aperta deve affrontare in una guerra fredda e segreta. In tempo di pace, qualsiasi discussione a riguardo e ogni conseguenza, sono dolorose e senza precedenti. Ma questo è un epoca di pace e di pericolo che non ha precedenti nella storia. È dalla natura senza precedenti di questa sfida che nasce il vostro secondo obbligo, un obbligo che condivido. È nostro obbligo informare e mettere in guardia il popolo americano per essere certi che conosca e comprenda tutti i fatti che deve sapere: i pericoli, le prospettive, le finalità del nostro programma e le scelte da affrontare...

Ai vostri giornali non chiedo di sostenere l'Amministrazione, chiedo invece il vostro aiuto nel fondamentale compito di informare e mettere in guardia il popolo americano.

Nutro infatti un assoluta fiducia nella risposta e nella fedeltà dei nostri cittadini a condizione che siano completamente informati. Non solo non potrei soffocare le voci di dissenso fra i vostri lettori, le auspico. Questa Amministrazione vuole essere trasparente nei propri errori, perché, come disse un saggio: «Un errore non diventa madornale finché non rifiuti di correggerlo». Vogliamo assumerci la piena responsabilità dei nostri errori e auspichiamo che voi li indichiate quando manchiamo noi di farlo. Senza dibattito, senza critica, nessuna Amministrazione e nessun Paese può avere successo come nessuna repubblica può sopravvivere.

È questo il motivo per cui il legislatore ateniese Solone definì un crimine per ogni cittadino rifuggire dal dibattito. Ed è questo il motivo per cui la nostra stampa era protetta dal Primo Emendamento l'unica attività in America specificamente protetta dalla Costituzione, che non serve per divertire e intrattenere, per enfatizzare il triviale e il sentimentale, o semplicemente per dare al pubblico ciò che vuole, ma per informare, risvegliare, per riflettere, riconoscere i nostri pericoli e le nostre opportunità, segnalare le nostre difficoltà e le nostre scelte, per guidare, plasmare, istruire e a volte persino per fare infuriare l'opinione pubblica.

Questo significa maggiore attenzione e maggiore analisi delle notizie internazionali,perché non c'è più nulla di lontano ed estraneo, ma tutto è vicino e ci riguarda.

Significa fare più attenzione al capire le notizie e al perfezionarne la divulgazione. E significa che il governo, ad ogni livello, deve onorare il proprio dovere di fornire più informazioni possibili al di fuori dei più stretti limiti della sicurezza nazionale, e questo intendiamo farlo. All inizio del Diciassettesimo Secolo Francis Bacon commentò tre recenti invenzioni che stavano cambiando il mondo: la bussola, la polvere da sparo e la stampa. Ora che i legami tra le nazioni tracciati all inizio dalla bussola ci hanno resi tutti cittadini del mondo, le speranze e le minacce del singolo sono diventate le speranze e le minacce di tutti noi.

I tentativi di vivere insieme, l'evoluzione della polvere da sparo fino agli estremi ha messo in guardia l'umanità sulle terribili conseguenze di un fallimento. Ed è quindi alla stampa, biografa delle imprese dell'uomo, custode della sua coscienza, foriera delle sue notizie, che ci rivolgiamo per avere forza e sostegno, fiduciosi che con il vostro aiuto l'uomo diventerà ciò per cui è nato: libero e indipendente».

sabato 16 ottobre 2010

Kennedy e il PIL



Kennedy e il PIL
(immagine tratta da
http://www.digitalexile.it/smemo/wp-content/uploads/2009/03/robert_kennedy_speaking_before_a_crowd_june_14_1963.jpg)
NON TROVEREMO MAI UN FINE PER LA NAZIONE NE UNA NOSTRA PERSONALE SODDISFAZIONE NEL MERO PERSEGUIMENTO DEL BENESSERE ECONOMICO, NELL’AMMASSARE SENZA FINE BENI TERRENI. NON POSSIAMO MISURARE LO SPIRITO NAZIONALE SULLA BASE DELL’INDICE DOW-JONES, NE I SUCCESSI DEL PAESE SULLA BASE DEL PRODOTTO NAZIONALE LORDO (PIL). IL PIL COMPRENDE ANCHE L’INQUINAMENTO DELL’ARIA E LA PUBBLICITA’ DELLE SIGARETTE, E LE AMBULANZE PER SGOMBRARE LE NOSTRE AUTOSTRADE DALLE CARNEFICINE DEI FINE-SETTIMANA. IL PIL METTE NEL CONTO LE SERRATURE SPECIALI PER LE NOSTRE PORTE DI CASA, E LE PRIGIONI PER COLORO CHE CERCANO DI FORZARLE, COMPRENDE LA DISTRUZIONE DELLE SEQUOIE, LA PERDITA DELLE NOSTRE MERAVIGLIE NATURALI E LA CEMENTIFICAZIONE SELVAGGIA, CRESCE CON LA PRODUZIONE DI NAPALM, MISSILI E TESTATE NUCLEARI, COMPRENDE ANCHE LA RICERCA PER MIGLIORARE LA DISSEMINAZIONE DELLA PESTE BUBBONICA, SI ACCRESCE CON GLI EQUIPAGGIAMENTI CHE LA POLIZIA USA PER SEDARE LE RIVOLTE, E NON FA CHE AUMENTARE QUANDO SULLE LORO CENERI SI RICOSTRUISCONO I BASSIFONDI POPOLARI. COMPRENDE PROGRAMMI TELEVISIVI CHE VALORIZZANO LA VIOLENZA PER VENDERE PRODOTTI VIOLENTI AI NOSTRI BAMBINI. IL PIL NON TIENE CONTO DELLA SALUTE DELLE NOSTRE FAMIGLIE, DELLA QUALITA’ DELLA LORO EDUCAZIONE O DELLA GIOIA DEI LORO MOMENTI DI SVAGO. NON COMPRENDE LA BELLEZZA DELLA NOSTRA POESIA O LA SOLIDITA’ DEI VALORI FAMILIARI, L’INTELLIGENZA DEL NOSTRO DIBATTITO O L’ONESTA’ DELLE NOSTRE PUBBLICHE AMBIZIONI. IL PIL NON MISURA NE LA NOSTRA ARGUZIA, NE IL CORAGGIO, NE LA NOSTRA SAGGEZZA, NE LA CONOSCENZA, NE LA NOSTRA COMPASSIONE, NE LA DEVOZIONE AL NOSTRO PAESE. MISURA TUTTO, IN BREVE, ECCETTO CIO’ CHE RENDE LA VITA VERAMENTE DEGNA DI ESSERE VISSUTA. PUO’ DIRCI TUTTO SULL’AMERICA MA NON SE POSSIAMO ESSERE ORGOGLIOSI DI ESSERE AMERICANI.

domenica 1 agosto 2010

NEO GLOBAL ARIANISMO


Immagine tratta da http://imagecache2.allposters.com/images/RHPOD/110-12953.jpg
NEO GLOBAL ARIANISMO
Arbeit mach frei. Il lavoro nobilita l’uomo. Questa frase in tedesco campeggia ancora oggi all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz. Si tratta di un’ironica interpretazione dell’iscrizione che il sommo poeta fiorentino, Dante Alighieri, aveva ipotizzato per la porta dell’Inferno: lasciate ogni speranza o voi che entrate. E l’Inferno, i nazionalsocialisti di Adolf Hitler, lo hanno evocato. E anche bene. Quella manica di pazzi sanguinari ha messo a ferro e fuoco l’Europa, ha combattuto in Russia, in Africa e si vocifera che abbia tentato qualche sortita (la famigerata quinta colonna) anche negli Stati Uniti. Nel 1945, con il crollo di Berlino (la città, non il muro) e i pesanti bombardamenti subiti ad opera degli alleati, con la fuga (o il suicidio) del loro Cancelliere, il nazismo si è arreso. Il processo di Norimberga ha condannato quegli esponenti dello Stato Maggiore tedesco sopravvissuto alla guerra. Un’idea, tuttavia, è molto più difficile da processare ed uccidere. Il nazismo fondava il suo pensiero sulla superiorità della razza ariana e sulla totale privazione dei più elementari dei diritti dell’uomo. Pensavo, e m’illudevo in tal senso, che l’Europa avesse lasciato alle proprie spalle questi momenti bui della sua esistenza e che il presente ed il futuro fossero consapevoli che solo con l’esperienza e la conoscenza si poteva evitare di ripetere l’incorrere in certi errori. Supponevo che il germe della democrazia fosse causa dell’epidemia più inarrestabile della storia dell’uomo. Mi sbagliavo. Per quanto mi sforzi non riesco a vedere nette differenze tra la politica e l’economia di oggi, e l’atroce selezione della razza perpetrata da quei fanatici mostri con la croce uncinata. Non mi riconosco più in una civiltà umana che non cura i malati e le malattie perché non ci sono soldi, che non da lavoro senza violare regole sindacali e diritti irrinunciabili, che inquina il pianeta rendendolo ogni giorno più invivibile, che non processa e non condanna chi viola le leggi ma al tempo stesso induce al suicidio i condannati o coloro che sono in attesa di un processo, che toglie soldi alla letteratura, alla cultura, alla scuola, alla ricerca, per costruire armi, realizzare spot pubblicitari, dare benefit e privilegi economici agli amministratori della cosa pubblica. No. Proprio non mi ci vedo nel nuovo ordine mondiale nato sulle ceneri del nazionalsocialismo e portatore del medesimo vessillo. E’ giunta l’ora di togliere la maschera alla nostra società e chiamarla per ciò che è. Così. Senza timore. Senza pudore. Senza rimpianti. Proviamo a toglierle quel velo di nebbia che l’avvolge e chiamiamola con il nome giusto: NEO GLOBAL ARIANISMO. Ecco. L’ho detto. Ora, però, resta un problema da risolvere. Una volta individuato il problema occorre cercare di porvi rimedio. Chi di voi è pronto a far parte dell’esercito degli ALLEATI?

NEO GLOBAL ARIANISMO


Immagine tratta da http://imagecache2.allposters.com/images/RHPOD/110-12953.jpg
NEO GLOBAL ARIANISMO
Arbeit mach frei. Il lavoro nobilita l’uomo. Questa frase in tedesco campeggia ancora oggi all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz. Si tratta di un’ironica interpretazione dell’iscrizione che il sommo poeta fiorentino, Dante Alighieri, aveva ipotizzato per la porta dell’Inferno: lasciate ogni speranza o voi che entrate. E l’Inferno, i nazionalsocialisti di Adolf Hitler, lo hanno evocato. E anche bene. Quella manica di pazzi sanguinari ha messo a ferro e fuoco l’Europa, ha combattuto in Russia, in Africa e si vocifera che abbia tentato qualche sortita (la famigerata quinta colonna) anche negli Stati Uniti. Nel 1945, con il crollo di Berlino (la città, non il muro) e i pesanti bombardamenti subiti ad opera degli alleati, con la fuga (o il suicidio) del loro Cancelliere, il nazismo si è arreso. Il processo di Norimberga ha condannato quegli esponenti dello Stato Maggiore tedesco sopravvissuto alla guerra. Un’idea, tuttavia, è molto più difficile da processare ed uccidere. Il nazismo fondava il suo pensiero sulla superiorità della razza ariana e sulla totale privazione dei più elementari dei diritti dell’uomo. Pensavo, e m’illudevo in tal senso, che l’Europa avesse lasciato alle proprie spalle questi momenti bui della sua esistenza e che il presente ed il futuro fossero consapevoli che solo con l’esperienza e la conoscenza si poteva evitare di ripetere l’incorrere in certi errori. Supponevo che il germe della democrazia fosse causa dell’epidemia più inarrestabile della storia dell’uomo. Mi sbagliavo. Per quanto mi sforzi non riesco a vedere nette differenze tra la politica e l’economia di oggi, e l’atroce selezione della razza perpetrata da quei fanatici mostri con la croce uncinata. Non mi riconosco più in una civiltà umana che non cura i malati e le malattie perché non ci sono soldi, che non da lavoro senza violare regole sindacali e diritti irrinunciabili, che inquina il pianeta rendendolo ogni giorno più invivibile, che non processa e non condanna chi viola le leggi ma al tempo stesso induce al suicidio i condannati o coloro che sono in attesa di un processo, che toglie soldi alla letteratura, alla cultura, alla scuola, alla ricerca, per costruire armi, realizzare spot pubblicitari, dare benefit e privilegi economici agli amministratori della cosa pubblica. No. Proprio non mi ci vedo nel nuovo ordine mondiale nato sulle ceneri del nazionalsocialismo e portatore del medesimo vessillo. E’ giunta l’ora di togliere la maschera alla nostra società e chiamarla per ciò che è. Così. Senza timore. Senza pudore. Senza rimpianti. Proviamo a toglierle quel velo di nebbia che l’avvolge e chiamiamola con il nome giusto: NEO GLOBAL ARIANISMO. Ecco. L’ho detto. Ora, però, resta un problema da risolvere. Una volta individuato il problema occorre cercare di porvi rimedio. Chi di voi è pronto a far parte dell’esercito degli ALLEATI?

giovedì 1 luglio 2010

Se i banchieri ci controllano, chi controlla i banchieri?


Immagine tratta da
http://blog.ilgiornale.it/foa/wp-content/photos/thumb_wall_street_1.jpg

Se i banchieri ci controllano, chi controlla i banchieri?

Il governo del mondo da parte di una ristretta cerchia di persone (le stesse che, per generazioni, hanno gettato il mondo nel caos e nella barbarie della guerra) è illegittimo, sia che si ponga al comando banchieri, politici, o Illuminati come paventato da scrittori sensibili ed intelligenti come David Icke. L’uniformità di governo, di religione, di razza, non è un’utopia, ma può essere un fardello, tanto più paradossale in quanto ottenuto proprio con la divisione e la lotta fratricida dell’uomo contro l’uomo. “Dividi et impera” (dividi e trionfa) è il sistema con cui una ristretta cerchia di farabutti inumani ha pianificato il raggiungimento di una società orwelliana in cui tutto e tutti sono sotto controllo. Il loro ultimo obiettivo è l’impianto di un chip sottocutaneo (come quello per i cani, per intenderci) che sostituisca la moneta e in cui sono contenute le informazioni bancarie della persona che deve effettuare una transazione. Il controllo dei controllanti sui controllati, perdonate il gioco di parole, sarebbe fuori controllo. Siamo nati ieri e veniamo educati oggi per essere gli schiavi di domani. La globalizzazione non c’entra. Bin Laden non c’entra. Il crocifisso a scuola non c’entra. Il debito pubblico non c’entra. E potrei continuare all’infinito. E’ stato progettato, pianificato e costruito un sistema antidemocratico, incompatibile con l’evoluzione e con la vita stessa di questa Terra. Stiamo vivendo un’epoca drammatica della nostra vita in cui un nugolo di barbari vestiti come il Ku-Klux-Klan sta terrorizzando TUTTI gli altri. Le nostre paure, la televisione e tutte le menzogne che ci propinano i servi dell’elite esclusiva che governa il mondo, servono a tenerci buoni, docili, facili da conquistare e schiavizzare. Non lasciatevi ingannare dalle loro parole. La sicurezza non è un loro obiettivo. Non vogliono nemmeno renderci più saggi e rispettosi della Legge. Gli indici delle Borse mondiali non possono scendere tutti contemporaneamente se non in presenza di una forte sottrazione di fondi dal sistema economico. Soldi che da qualche parte debbono per forza finire, ad esempio, nell’acquisto di oro o diamanti. Un’alternativa è il deposito nei paradisi fiscali dove TUTTE le banche mondiali hanno una loro sede operativa (Svizzera, Isole Cayman, Montecarlo, ecc…). Non vogliono la globalizzazione. Stanno mentendo. Vogliono controllare il mercato per annientare gli avversari. Un regime di competizione e un sistema piramidale di trasmissione delle nozioni non sono compatibili. L’uno è opposto all’altro. Mentre il primo affonda le proprie radici nel concetto stesso di evoluzione affermando che i migliori vincono e trascinano gli altri, il secondo è una monarchia mascherata, ipocrita e vigliacca. Le società segrete non hanno ragione di esistere in una società aperta. La loro utilità si è dimostrata nella Storia solo in momenti di occupazione e di lotta clandestina. E’ dunque questo il punto? Le società segrete sono in lotta contro la civiltà che le ospita? Esse sono il cancro che sta consumando il corpo della nostra società? Sono, forse, da considerare come parassiti che infestano le debolezze critiche del sistema ospitante? Si, è così. Finché una buona parte di noi si accorgerà di avere le catene al collo. Allora, insieme, ci riprenderemo il controllo del pianeta.

martedì 15 giugno 2010

Chi è il vero terrorista?


Immagine tratta da http://ruvr.ru/files/Image/Editiors/Italia/Elena/terrorismo.jpg

Chi è il vero terrorista?

Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad un’incredibile escalation di problemi extranazionali come mai si era avuta in tutte le epoche passate. Il terrorismo, la guerra, il caro-petrolio, la crisi economica. Apparentemente tutti questi elementi sono disgiunti l’uno dall’altro ma un’attenta analisi potrebbe portare a sconvolgenti sorprese. Come si sa, l’11 settembre, il crollo delle torri gemelle, l’attentato terroristico più eclatante e sanguinoso della storia della civiltà umana ad opera di Osama Bin Laden e di Al Qaeda, è stata la miccia che ha fatto scoppiare la guerra al terrorismo internazionale. Da quel lontano giorno il mondo è cambiato parecchio. Oggi, andare in metropolitana o in treno, prendere un aereo, recarsi al posto di lavoro, sono tutte operazioni che portano con loro un livello di ansia e di angoscia impensabili fino ad una decina di anni fa. La guerra è stata una (naturale???) conseguenza di quel pauroso attentato. Da allora ci sembra quasi normale vedere i carri armati in Cecenia, Tibet, Afghanistan, Irak, ma anche in Africa e chissà, forse, anche in Grecia. La piaga del terrorismo andava combattuta e gli eserciti della civiltà occidentale si sono prodigati affinché Bin Laden ed Al Qaeda avessero ricevuto una adeguata risposta. Tuttavia, a nove anni dal disastro e dalle guerre dichiarate, il Re del Terrore e la sua organizzazione sono ancora a piede libero. Alle loro spalle, invece, vi sono una sequenza interminabile di violazione dei più naturali diritti umani sanciti con la convenzione di Ginevra ed un disastro ambientale senza prezzo. Il livello di distruzione ottenuto dall’incendio dei pozzi petroliferi e dall’insensato utilizzo di uranio impoverito nelle bombe lanciate in Iraq è quasi pari alla follia dei governanti che si sono dati battaglia in una delle zone del pianeta più ricche e più belle. Il costo della guerra è enorme anche dal punto di vista energetico. La guerra ribattezzata “del petrolio” ha consumato (e lo fa ancora) una quantità considerevole di materie prime ed ogni uomo dovrebbe indignarsi di fronte alla facilità con cui si riesce a trovare risorse da bruciare in battaglia a scapito di quelle per curare i malati o dar da mangiare agli affamati. Bella civiltà “superiore” che siamo. Veramente una bella civiltà. Complimenti. Il prezzo del petrolio ha continuato a salire vertiginosamente in questi anni e poco importa se a dirigere la guerra al terrorismo sia stato un petroliere, figlio di petrolieri, amico di petrolieri. Colpa della Cina. Il petrolio costa così caro perché Cina ed India ne fanno richiesta come non ne hanno fatto in passato. E’ una bugia. Se il prezzo di un bene sale rispetto alle aspettative dell’acquirente quest’ultimo (è automatico) riduce le sue richieste. Se non lo fa il motivo può essere uno solo. Sta investendo. Sta scommettendo in sé e nella crescita della sua economia. Questo è un male? Non credo. La domanda da porsi, a questo punto, è perché i paesi occidentali non investono in se stessi e non scommettono nella propria economia. La risposta può essere una sola. Stanno impegnando le risorse in altro. La guerra. Appunto. E che cosa succede quando si smette di credere in se stessi? Succede che smettono anche gli altri. Se i nostri paesi non investono nell’economia interna come si può sperare che lo facciano gli altri? A questo punto appare meno incomprensibile la crisi economica che ha fatto seguito al caro-petrolio. Banche esose, aziende grette, cittadini vessati e in balia di un sistema-Stato che non solo non li difende ma gioca con loro come se facesse del tiro al piccione. Prima di concludere questa analisi dei tempi che stiamo vivendo occorre fare una premessa. Nel 2000 nasceva l’unione politica e monetaria europea di cui non fanno parte ancora oggi gli USA (ovvio) e la Gran Bretagna (meno ovvio). Quest’ultima si è dimostrata attivissima su tutti i fronti. Braccio destro degli americani in politica ed economia hanno sempre avuto un piede dentro (ma l’altro saldamente fuori) le stanze del potere della nuova Europa. Strano comportamento. Davvero strano. Anche in base a questa mia solo apparente divagazione consegue una serie di considerazioni finali:
-il peggio deve ancora arrivare
-i nostri governanti usano la loro posizione per fini diversi da quelli istituzionali
-i problemi che ci vengono prospettati e di fronte ai quali reagiamo con impeto non sono quelli che crediamo di comprendere
-occorre una maggiore sensibilità ambientale
-occorre solidarizzare con i popoli, anche se diversi da noi. In fondo, stiamo sulla stessa barca. Noi non abbiamo aerei presidenziali.
-diffidiamo delle informazioni omologate dal sistema. Non siamo in guerra. Farcelo credere è un ottimo sistema per poter usare ogni forma di censura
-c’è di peggio che perdere il proprio posto di lavoro
-non saremo noi a votare e ad eleggere i nostri rappresentanti finché essi non saranno come noi
-se tutte le borse del mondo scendono contemporaneamente o ci stanno prendendo in giro o è arrivato il momento in cui abbiamo deciso di riprenderci i soldi e di combattere questo sistema
-la democrazia non si conquista informandosi sulle vicissitudini familiari della coppia Pitt-Jolie.