venerdì 26 giugno 2009

Basta confondersi col capitalismo...


Recentemente, ho avuto modo di discutere con amici su temi quali capitalismo e liberismo. Mi sono accorto, anche in funzione di quest’ultimo riscontro, che esiste ancora molta confusione su questi due importanti concetti. Affermare che si trattino della medesima cosa è come voler sostenere che tra monarchia e democrazia non vi è alcuna sostanziale differenza. Il capitalismo pone il denaro al centro del cuore di ogni regola. Il liberismo, invece, mette il commercio in tale posizione. Un capitalista non ricerca la competizione, la nega, la sovrasta, la uccide. In parole povere, si potrebbe dire, che gli piace vincere facile e il suo obiettivo è quello di mantenere uno status quo in cui operano delle vere e proprie caste. Inutile sottolinearlo, la sua è l'unica che non può fare avvicendamenti. Non ama i vincoli e le Leggi ma se ne rifugia allo scopo di condannare ogni forma di resistenza al sistema. Con la scusa dell’ordine, della disciplina, della riforma e della normativa, ricerca una posizione di netto vantaggio nei confronti dei suoi avversari perché non gli basta vincere. Gli altri devono perdere. Tutti. Un liberista comprende che la meritocrazia migliora le prestazioni ed il prodotto finale è l'emblema di questo spirito competitivo. Considerando il commercio al di sopra del profitto pensa che il mercato, a suo modo di vedere, sia l'unica cosa è in grado di garantirgli uno status quo di successo. Il suo segreto sta tutto qui. Il profitto sembra detestare il caos ma va a braccetto con l'entropia, il commercio, invece, ama la libera iniziativa e cammina fianco a fianco con l'evoluzione.

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