mercoledì 16 settembre 2009

Banchieri e contadini.




Banchieri e contadini.
A seguito della crisi economica mondiale ed allo scopo di scongiurare una catena di possibili fallimenti delle banche, l’attuale governo italiano ha varato misure straordinarie in tema creditizio. Quella più rilevante riguarda il raddoppio della quota “di garanzia” di deposito presso la banca d’Italia. Che cosa significa in parole povere? Lo Stato aumenta la quota di risparmio che una banca deve tenere a garanzia dell’esistenza stessa dell’istituto di credito. Tale iniziativa è stata lodevole e determinata dall’urgenza di fronteggiare una crisi senza precedenti. Lo spettro del crollo delle borse, in modo assai simile a quello del 1929, ha costretto i politici ad adottare misure straordinarie e coercitive. Tutto bene, dunque. Peccato che dimostri, ancora una volta, la follia a cui è giunto il sistema capitalistico odierno. La logica di mercato, e non, suggerisce esattamente l’opposto. Quand’è che è più facile risparmiare soldi? Nei periodi di vacche grasse, quando c’è lavoro, l’economia cresce, gli stipendi sono più alti. Ebbene, in tale momento della loro storia, le banche mondiali non hanno “risparmiato”, concedevano mutui al 100% e prestavano ed usavano soldi con la lungimiranza di un lombrico. Quand’è che, invece, è più difficile risparmiare soldi? Nei periodi di vacche magre, quando il lavoro è da trovare con il lanternino, l’economia ristagna o è in forte recesso, gli stipendi sono a livelli di sussistenza. Ebbene, proprio in quel momento le banche riducono la percentuale di mutuo disponibile per l’acquisto di una casa, le somme e l’entità dei prestiti concessi alle imprese e via discorrendo. Insomma, gli amministratori delegati degli istituti di credito continuano a non prendere esempio dai nostri contadini che con l’arrivo della bella stagione mettono da parte fieno nei fienili per prepararsi alla brutta stagione. E il nostro governo proprio in questo momento di crisi (che equivale al giorno più freddo dell’inverno) chiede loro di raddoppiare i depositi di garanzia. Non solo, ma si fa garante della solvibilità delle aziende creditizie ponendovi il sigillo statale. Nel caso in cui una banca dovesse trovarsi in insanabile difficoltà e non possa tener fede ai propri impegni lo Stato interverrà in modo diretto coprendo l’eventuale disavanzo. Indovinate un po’ chi ne farà le spese? Voglio fare il facile profeta: i cittadini che pagano le tasse, i correntisti, chi avrà bisogno di acquistare una casa accendendo un mutuo o le imprese che chiederanno un prestito o che lo avevano già avuto. Vale a dire i soliti noti. E chi non pagherà per i propri errori? Gli amministratori delegati che hanno diretto l’economia nazionale e mondiale e gli azionisti che li hanno nominati. Anche qui si tratta dei soliti nomi. Alleluia…

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