lunedì 10 marzo 2014

COST TO COST

No. Il titolo non contiene errori. Nell'anonimato più colpevole e assoluto, nel silenzio raccapricciante dei media collusi con questa politica sfascista, è scattato un nuovo aumento dell'accisa sulla benzina. Un operaio che nel 1980 guadagnava circa 30000 al giorno (15,56 euro) poteva comprare circa 40,8 litri di benzina. Nel 2008, con un guadagno di 30 euro (circa 57.820 lire) al giorno poteva comprare solo 25 litri di benzina, con una perdita netta di 15,8 litri di benzina ( 36,76%). Nel 2014, ipotizzando che l'operaio arrivi a guadagnare almeno 45 euro al dì ne potrà acquistare solamente più 23. In buona sostanza, si può affermare che in 34 anni il costo della vita ha eroso gli stipendi delle fasce più deboli in maniera sensibile costringendole a perdere standard di benessere. Negli ultimi cinque anni le accise sui carburanti sono state aumentate ben 10 volte, mentre l'Iva è stata incrementata per due. Aumentare i salari o diminuire la pressione fiscale sugli stipendi non è una risposta alla crisi che da sola può andare nella direzione di raggiungere un maggior livello di benessere e questo i nostri governanti lo sanno. L'inflazione che ne scaturirebbe (adesso siamo in una situazione deflazionistica) si mangerebbe in un sol boccone tutti i nuovi ricavi. Ricordiamoci che è il costo della vita il vero indicatore di benessere. Il calcolo che dobbiamo tener sempre presente non è quanti soldi guadagniamo ma cosa possiamo acquistare con quel denaro. Si è tanto parlato dell'aumento dell'IVA e di quanto potesse incidere sulle tasche degli italiani ma si continua a minimizzare sugli effetti dell'aumento delle accise sugli idrocarburi. In un Paese che, colpevolmente, sposta qualunque tipo di merce attraverso il trasporto su gomma l'aumento del prezzo della benzina è una mannaia che pesa su tutte le merci vendute o scambiate nel suo territorio, sul lavoro e sui servizi e li penalizzerà tutti. Indiscriminatamente. La mia proposta (nazionale) è di prestare la massima attenzione a questo fatto, prevedere una riduzione delle accise (anziché un incremento) e ovviamente un parallelo piano (serio) a medio e lungo termine per il ridimensionamento della dipendenza da idrocarburi di TUTTA la nostra industria e della nostra società.

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