domenica 1 novembre 2009

La politica che nessuno si può più permettere


(foto da http://gastonemariotti.com/wp-content/uploads/2008/06/casta2.jpg)
La politica che nessuno si può più permettere
Una riforma seria, che urge nel nostro Paese, è senz’altro quella che dovrà metter mano alla politica ed alle strutture pubbliche. Il Ministro Brunetta potrà piacere o meno ma una cosa su di lui va detta: non ha affatto rivoluzionato il sistema burocratizzato dell’Italia. La politica costa al cittadino una buona fetta del PIL e la struttura gerarchica, clientelare, elefantiaca e macchinosa della cosa pubblica, unita alle procedure di lavoro, strangola la libera iniziativa, la creatività del nostro settore imprenditoriale, la concorrenza. In un momento storico così difficile è impensabile credere di poter sostenere la massa di privilegi ed il costo monetario dei veri “ricchi” d’Italia ovvero degli amministratori pubblici. Quando si affronta un argomento del genere si ottiene quasi sempre, dagli addetti ai lavori, la critica di populismo e superficialità. Non si tiene conto, infatti, dei numerosi amministratori (perlopiù locali) che ricevono, per le mansioni a loro affidate, poco più che dei rimborsi spese e spesso ci rimettono del loro patrimonio personale. E’ vero. E’ assolutamente vero. Tuttavia, perdonate la mia concretezza, non è affar nostro redistribuire il reddito tra gli amministratori politici. La critica, giusta per la carità, suona un po’ come se… nel mondo del calcio si affermasse che non è vero che circolano troppi soldi perché ci sono calciatori dilettanti che non riescono a garantirsi uno stipendio pari a quello di un operaio. Come a dire che se c’è un Cristiano Ronaldo che percepisce una diaria mensile di un milione di Euro netti ve ne sono moltissimi che non riusciranno a prendere tale cifra nemmeno giocando fino all’età di pensione. Lo so che è così ma io non sono un sindacalista e quello del numero degli amministratori o dell’equità degli stipendi sono problemi interni alla categoria. Il VERO problema della politica è che il suo attuale costo è insostenibile ECONOMICAMENTE e MORALMENTE. Le fabbriche chiudono. I commercianti seguono a ruota. Gli imprenditori non sanno più che pesci pigliare e gli esperti del settore sono maledettamente in gamba nel prevedere… ciò che accadeva l’altroieri. L’economia si è contratta e gli scambi si sono rarefatti. Tutti stanno aspettando segnali positivi da parte dei mercati. Tutti, indistintamente, stanno attendendo che qualcun altro faccia la prima mossa (il che, tradotto, significa che il costo della crisi sarà pagato da poveri e operai).
L’unico luogo al mondo dove non è cambiato nulla è la politica italiana. Non c’è stata riduzione di costi, ottimizzazione dei profitti, tagli occupazionali. Nulla è cambiato. Anzi, se proprio vogliamo dirla tutta, la crisi ha imposto ancor più all’attenzione il ruolo della politica che oggi ha più potere di quanto ne avesse ieri. E l’imposizione fiscale diminuisce sempre e solo a parole. Il disavanzo cresce per Comuni, Province e Regioni. Si dirà che è colpa degli evasori o forse della crisi. La politica italiana, quella dei 13 mila Euro di stipendio netto mensile, quella che versa tutti i mesi tra i 6 e i 9 mila Euro ai trombati delle ultime elezioni, quella che viaggia gratis in tutta Italia (e con scorta), quella del tutto è dovuto, non ha proprio nulla da farsi PERDONARE? Nel nostro Paese costa veramente più il lavoro della POLITICA? Le tasse si devono pagare. Tutte. Solo, vorremmo vedere, da cittadini contribuenti, che i nostri soldi fossero spesi per il bene di tutti e non solo per i soliti pochi e furbi.

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